Legge sul “Dopo di noi”: risorse pubbliche alla residenzialità familiare
ROMA – “L’auspicio è che si approvata entro la fine della settimana. E sarà un traguardo molto importante, perché invertirà la direzione di marcia: non più strutture con oltre 30 posti, ma un’accoglienza diffusa, in contesti che somiglino a quello familiare. Il tutto, con risorse pubbliche”: è questa la portata innovativa della legge per il Dopo di noi, attualmente in d discussione alla Camera. Ne parla a Redattore Sociale la deputata Elena Carnevali, relatrice del testo di legge, che è frutto e sintesi di sei proposte.
Accoglienza diffusa in contesto familiare. “Si è parlato tanto di questa legge, ma mi pare che le novità e gli obiettivi principali non siano stati messi a fuoco. Innanzitutto, essa invertirà una tendenza negativa tutta italiana: quella in base a cui l’asse portante delle politiche per la residenzialità è centrato, per l’80%, su strutture con più di 30 posti. Questo, peraltro, con forti disomogeneità territoriali. Con questa legge, si promuoveranno, sostenendole economicamente, esperienze che per lo più già esistono, create dal basso: dalle famiglie e dalle associazioni sopratutto, con il sostegno, in qualche raro caso, di enti locali lungimiranti”. E’ a questo, quindi, che sarà destinata gran parte del fondo destinato a questo scopo: “al sostegno di gruppi appartamento, case famiglia e contesti di mutualità, che consentano alle persone disabili di vivere in situazioni in cui abbiano già costruito relazioni amicali e affettive”.
La platea: disabii intellettivi. Anziani compresi. Una precisazione va poi fatta sulla platea dei beneficiari, altra caratteristica fondamentale e innovativa della legge: “la scelta è di occuparsi della disabilità intellettiva, su cui in Italia esiste un grande gap. E rispetto alla quale, ci dicono le associazioni, la domiciliarità non è sempre la risposta adeguata. Ci sono emendamenti che chiedono di includere nella legge il tema della vita indipendente. Ma voglio ricordare che la legge Turco naufragò in commissione Bilancio: è quindi scelta responsabile tener conto della sostenibilità economica e stabilire obiettivi congrui con le risorse stanziate”. E, a proposito di platea, c’è un altro aspetto “che non è stato valorizzato, ma che ritengo della massima importanza – spiega Carnevali – la platea è quella delle persone con disabilità grave e prive di reti familiari, a prescindere dall’età”. Questo significa, in parole semplici, che arrivata a 65 anni la persona disabile non dovrà cambiare struttura, come invece accade attualmente: “raggiunta quella soglia, passa dalla categoria di disabile a quella di anziano e deve quindi entrare in un’altra linea progettuale ed eventualmente cambiare residenza. Questo, grazie alla legge, non accadrà più. Ed è una novità di grande rilievo”.
Sussidiarietà, corresponsabilità e Liveas. Ci sono poi due pilastri della legge, che la deputata tiene a sottolineare: “la sussidiarietà orizzontale (associazioni, cooperative, fondazioni) e la corresponsabilità verticale delle istituzioni (Stato, Regioni, enti locali): contrariamente a quanto qualcuno cerca di far passare, è la ‘gamba’ pubblica la parte prevalente della legge. Finora invece la responsabilità è gravata prevalentemente sulle spalle delle famiglie”. Altro obiettivo centrale della legge è quindi “rendere il dopo di noi un diritto esigibile, ovvero inserirlo nei Livelli essenziali di prestazioni assistenziali (Liveas).
Trust e polizze. Tra le altre misure introdotte dalla legge, ci sono le agevolazioni fiscali per i trust e per le polizze assicurative. “Ma ai trust – precisa Carnevali – andranno solo 10 milioni l’anno”. Più consistenti le risorse almeno teoricamente necessarie per sostenere le polizze assicurative: “per tutte le famiglie con parenti disabili gravi, l’importo relativo ai premi per le assicurazioni sul rischio di morte passerà da 530 a 750 euro”. Infine, ricorda Carnevali, “la legge prevede un forse sostegno anche “durante”, e non solo dopo di noi, attraverso programmi di accrescimento della consapevolezza, delle competenze e peri l raggiungimento dell’autonomia possibile. L’organizzazione di questi sarà ovviamente in capo dalle regioni, che gestiranno le relative risorse”.
In sintesi e inclusione, il senso e lo scopo della legge è “attivare programmi per far morire l’istituzionalizzazione, supportando la domiciliarità e i gruppi residenziali e impedendo l’isolamento delle persone: realizzando interventi innovativi e valorizzando, sostenendole economicamente, esperienze che già esistono e funzionano, grazie all’associazionismo e alle famiglie che le stanno già sperimentando”. (Agenzia Redattore Sociale)