L’Europa ai migranti sui social: “Non credete ai trafficanti, sprecate tempo e soldi”
ROMA – Pagare i trafficanti per arrivare in Europa è uno “spreco di tempo e denaro”, le regole sono cambiate e sono più severe, i requisiti per ottenere l’asilo più stringenti. Chi non otterrà l’asilo verrà rispedito in patria. Si moltiplicano su internet e sulle pagine dei giornali locali gli avvertimenti dei governi europei indirizzati a quanti stanno pensando di lasciare il proprio paese verso le frontiere europee per provare a chiedere asilo in uno degli stati del vecchio continente. Post su Facebook e Twitter, pagine e spazi comprati sulle pagine di quotidiani di vari paesi e siti internet per dire che le possibilità di ottenere l’asilo in Europa sono sempre minori.
Il primo paese a rivolgere un appello ai migranti, negli ultimi mesi, è stato la Danimarca condocumento diffuso dal governo danese il 7 settembre e tradotto in dieci lingue. Il testo avverte che in materia di asilo ci sono delle novità e norme più severe: benefici sociali ridotti al 50 per cento per i nuovi arrivati, l’impossibilità di essere raggiunti dalla propria famiglia durante il primo anno per quanti hanno ottenuto protezione temporanea, la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno permanente dopo 5 anni (mentre nel primo anno c’è il rischio che venga revocato), la necessità di conoscere la lingua danese al fine di ottenere il permesso di soggiorno, procedure accelerate per le domande non accolte e rimpatri rapidi. All’appello del governo danese avevano fatto eco le autorità afgane sempre su internet. Ai propri connazionali, il ministero dei Rifugiati e per il rimpatrio del governo di Kabul ha chiesto attraverso Facebook e Twitter, di non partire. “Don’t go. Stay with me. There might be no return!”, dicevano le vignette pubblicate sui social attraverso i canali ufficiali del ministero che mostravano barconi pieni di migranti in balia del Mediterraneo o scene di naufragi, con i corpi senza vita abbandonati sulle spiagge.
In questi giorni è il governo norvegese ad aver rivolto un messaggio agli afgani, pubblicando un avviso in prima pagina sul quotidiano “Afghanistan Times” per informare sulle novità in merito alla regolamentazione dei permessi di soggiorno in Norvegia. Un avviso che rimanda sulle pagine del sito del governo in cui viene spiegato che le regole per ottenere i permessi di soggiorno sono diventate più severe e che quanti non vedranno riconosciuta la domanda d’asilo verranno espulsi.Per diffondere maggiormente il messasggio, il governo norvegese ha anche realizzato una pagina Facebook chiamata “Stricter asylum regulations in Norway”. Sulle pagine del social network, il governo aggiunge ulteriori informazioni anche in altre lingue.
Nei giorni scorsi, infine, anche il governo belga ha affidato ad internet un messaggio “deterrente”. Attraverso la pagina ufficiale dell’Ufficio immigrazione belga su Facebook, il segretario di stato per l’Asilo e le migrazioni, Theo Francken, ha rilanciato un suo comunicato ufficiale rivolto direttamente agli afgani che intendono mettersi in viaggio verso il Belgio. Il comunicato è stato tradotto in diverse lingue e parla chiaro: “Pagare i trafficanti per arrivare in Europa è uno spreco di denaro, una perdita di tempo e porta voi e i vostri cari in situazioni molto pericolose senza alcuna garanzia di successo – spiega Francken -. Non fidatevi delle false promesse dei trafficanti o dei social media”. Il segretario di stato, poi, ha assicurato che il governo belga “rifiuterà le domande d’asilo quando le impronte digitali saranno registrate in un altro paese europeo”. Chi si troverà in questa condizione, spiega il segretario, sarà riportato nello stato in cui il richiedente ha lasciato le proprie impronte specificando che soltanto nel 2015 il Belgio ha rinviato 107 afgani in altri paesi europei. Francken, inoltre, annuncia requisiti più stringenti per quanto riguarda i minori non accompagnati che fanno richiesta d’asilo, affermando che “le autorità belghe in materia di asilo hanno deciso che, sulla base della situazione attuale in Afghanistan, non è necessario dare uno status di protezione a tutti i cittadini afgani”. Anche in questo caso, chi vedrà rifiutata la richiesta dovrà lasciare il paese entro 30 giorni, trascorsi i quali il governo belga provvederà alle espulsioni. Un messaggio diretto e duro che tiene anche a precisare che non si scherza: “Si tratta di un vero e proprio messaggio del governo belga”. (RS)