Libia, sparatoria in un centro di detenzione a Tripoli: un morto e due feriti

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Un morto e due feriti, è il bilancio di una sparatoria avvenuta ieri in un centro di detenzione a Tripoli. Due adolescenti di 17 e 18 anni con ferite da arma da fuoco sono stati trasferiti per cure mediche urgenti da un team di Medici Senza Frontiere (MSF). La notte dell’incidente c’erano tensioni crescenti nel sovraffollato centro di Al-Mabani, secondo i racconti raccolti dall’équipe di MSF, che sono culminati in scontri a fuoco indiscriminati nelle celle dove sono detenuti migranti e rifugiati.

“Questa sparatoria dimostra i gravi rischi che affrontano le persone rinchiuse nei centri di detenzione per un periodo di tempo indefinito” afferma Ellen van der Velden, responsabile dei progetti MSF in Libia. “Quest’ultimo atto di violenza è una chiara conferma che i centri di detenzione sono luoghi pericolosi”.

Nelle ultime settimane, le équipe mediche di MSF hanno assistito ad un aumento delle tensioni all’interno dei centri di detenzione in Libia, dove rifugiati e migranti, tra cui donne, bambini e minori non accompagnati, sono detenuti in condizioni deplorevoli. I centri sono diventati sempre più sovraffollati da inizio febbraio, quando è aumentato il numero di migranti e rifugiati in fuga dalla Libia intercettati in mare dalla Guardia costiera libica, finanziata dall’UE. Questo ha causato un aumento ingestibile del numero di persone detenute nei centri di detenzione di Tripoli, e in particolare ad Al-Mabani, causando un rapido peggioramento delle condizioni di vita.

Nella prima settimana di febbraio, il numero delle persone detenute a Al-Mabani è passato da 300 a 1.000 in pochi giorni. Il centro ospita attualmente circa 1.500 persone.

Come in molti altri centri di detenzione, le persone recluse ad Al-Mabani hanno poca luce naturale e poca areazione, cibo e acqua potabile sono insufficienti e mancano strutture igieniche. Il forte sovraffollamento, fino a tre persone per metro quadrato, spesso non lascia spazio nemmeno per sdraiarsi. Malattie infettive come scabbia e tubercolosi sono diffuse. Il distanziamento fisico è impossibile.

Non è la prima volta che rifugiati e migranti detenuti sono esposti alla violenza. Negli ultimi mesi sono state segnalate sparatorie e decessi, e anche le équipe di MSF hanno assistito all’uso della forza fisica da parte di chi sorveglia le strutture. Solo nel mese di febbraio, i medici di MSF hanno curato 36 persone per fratture, traumi contusivi, abrasioni, lesioni agli occhi, ferite da arma da fuoco e debolezza degli arti in vari centri di detenzione; 15 di questi pazienti sono stati trasferiti da MSF in ospedale per ulteriori cure. Le ferite erano recenti, a dimostrazione che sono state provocate all’interno dei centri di detenzione.

Le autorità di Al-Mabani hanno aperto un’indagine su questo incidente. MSF chiede alle autorità di condividere gli esiti dell’indagine con la comunità internazionale e attribuire con certezza i colpevoli.

Alla luce di quanto accaduto, MSF ribadisce la sua richiesta di porre fine alla detenzione arbitraria in Libia e chiede il rilascio immediato di tutte le persone attualmente trattenute nei centri a cui va garantita una sistemazione sicura e l’accesso ai servizi di base.

MSF in Libia

MSF lavora nei centri di detenzione libici dal 2016. Team MSF forniscono assistenza sanitaria e supporto psicologico e si occupano del ricovero in ospedale dei casi più urgenti per alleviare le sofferenze di rifugiati, richiedenti asilo e migranti detenuti arbitrariamente.