Lombardia, la “Carta della buona accoglienza” contro il business dei migranti
MILANO – Nell’accoglienza dei profughi in Lombardia c’è del marcio. La denuncia viene dalla sezione regionale dell’Alleanza della Cooperative italiane, che ha presentato oggi la “Carta della buona accoglienza”: in sei punti detta i criteri con cui devono essere ospitati e assistiti i profughi. “Siamo molto preoccupati per quello che vediamo muoversi in questo settore nella nostra regione – sottolinea Massimo Minelli, presidente dell’Alleanza -. Siamo convinti che non tutti stiamo facendo una buona accoglienza. Ci sono troppi soggetti che non se ne sono mai occupati e che ci si buttano a pesce. Abbiamo visto aumentare il numero di cooperative che poi le stesse Prefetture hanno chiuso. Oppure cooperative agricole che hanno deciso di dedicarsi ai profughi”. La Carta è stata sottoscritta da 28 cooperative, che nel 2015 hanno accolto 7 mila profughi, poco meno della metà di quelli complessivamente arrivati in Regione (per l’esattezza 13.902 al 31 ottobre). “Gli immigrati non devono essere un business. Quello di oggi è il primo passo per distinguere chi opera nella legalità”. La Carta è la prima tappa di un progetto pilota che prevederà l’assegnazione di un “bollino di qualità” ai centri che ne rispettano i contenuti.
Questi sono i sei punti della Carta della buona accoglienza.
1) Deve essere previsto un percorso che porti dai centri all’accoglienza in abitazioni.
2) Ad ogni profughi deve essere garantita un’assistenza di personale socio educativo di due ore pro capite alla settimana.
3) Le strutture devono essere rispettose “di parametri della civile abitazione“. Niente più capannoni industriali o altre strutture di fortuna.
4) Devono essere garantiti mediatori culturali, corsi di italiano con insegnanti qualificati per almeno 8 ore settimanali, tutela legale, 3 pasti al giorno con rispetto delle tradizioni culturali e religiose, vestiario adeguato e dignitoso, consegna periodica di kit per l‘igiene personale, accompagnamento alla conoscenza dei servizi presenti nel territorio
5) Deve essere garantita formazione professionale o borse lavoro o tirocini ad almeno il 10% dei migranti accolti per almeno sei mesi
6) Coinvolgimento dei territori in cui è presente il centro di accoglienza.
“Come Alleanza delle cooperative noi tuteleremo solo le cooperative che sottoscrivono e attuano questa Carta – sottolinea Massimo Minelli -. Chiediamo inoltre alle Prefetture di fare più controlli”. Le cooperative che hanno finora aderito alla Carta sono: La Fenice, Solco Città Aperta, Il pugno aperto, Gasparina di Sopra, Alchimia, Ruah, Comunità Fraternità, La Rete, Questa generazione, Acli solidarietà e servizi, Nazareth, Sentiero, l’Arcobaleno, La Formica, Novo Millennio, Aeris, Consorzio Cs&L, Eureka, Crinali, Progetto Integrazione, Naturalia, Il Melograno, Lotta contro l’emarginazione, Praticare Futuro, Consorsio Farsi Prossimo, Cooperativa Farsi Prossimo, Intrecci, Ippogrifo. (Redattore Sociale)