“Matti da slegare”: Iacchetti e Covatta portano in scena la malattia mentale
MILANO – “Per me è folle chi alza muri con sopra il filo spinato per non far passare chi scappa da una guerra”: Enzo Iacchetti esprime così la sua concezione di malattia mentale, alla vigilia del debutto al teatro Carcano a Milano dello spettacolo “Matti da slegare”, che interpreta insieme a Giobbe Covatta, sotto la regia di Gioele Dix. I legami con l’attualità sono tanti: “Ognuno dei personaggi dello spettacolo ha una follia e alla fine si ritrovano in una specie di famiglia in cui l’unico normale è il bambino che nasce -spiega Giobbe Covatta-. Una famiglia così la Cirinnà se la sogna”. Del resto la storia che i due attori portano in scena è molto simile a quella che vivono migliaia di persone. Elia e Gianni sono due amici inseparabili vissuti per anni in una struttura psichiatrica protetta; a un certo punto viene loro chiesto di andare a vivere da soli. Uno shock per i due, che con grande fatica e colpi di scena, riescono a trovare una strada personale per reinserirsi nel mondo. Elia si salva grazie alla poesia (scrivendo versi su foglietti che inserisce nelle scatole dei corn flakes sugli scaffali dei supermercati), mentre Giovanni scopre l’amore. “La scommessa è quella di far ridere di fronte a un dramma profondo”, dice Giobbe Covatta. Lo spettacolo è tratto dalla commedia “Elling e Kjell Bjarne” del norvegese Axel Hellstenius (da cui fu tratto nel 2001 il film Elling diretto da Petter Naes, candidato all’Oscar come migliore film straniero 2002). “Non è uno spettacolo cupo -aggiunge Gioele Dix-. I due comici, insieme alle attrici Irene Serini e Gisella Szaniszlò, sapranno farvi ridere, riflettere e commuovere nel giro di poco tempo”.
Per Enzo Iacchetti lo spettacolo ha anche legami con la sua vita. “Interpreto un personaggio, Elia, che ha avuto un rapporto morboso con la madre. Tanto che quando muore va fuori di testa. Beh mia mamma è morta nell’estate scorsa e da allora anch’io mi sento perso. Nel testo originario, Elia vive in una casa con una grande foto di sua madre e sul palco c’è la foto di mia mamma”. A Milano “Matti da slegare” rimarrà in scena dal 24 febbraio al 13 marzo e la tournée proseguirà fino alla fine di aprile in diverse città italiane tra cui Pavia, Genova, Monfalcone, Forlì, Vicenza, Fano e Sassari.
L’incasso della serata del 25 febbraio sarà devoluto alla Fondazione Progetto Arca per i suoi progetti di accoglienza ai senza dimora di Milano. “Aiutare vuol dire almeno tre cose per noi -spiega Alberto Sinigallia, presidente di Progetto Arca-. Uno, ascoltare chi abbiamo davanti, senza pregiudizio e con rispetto per la sua storia. Due, dare assistenza attraverso beni semplici e primari come un letto, un pasto caldo e dei vestiti puliti. Tre, andare oltre l’assistenza, verso un futuro di autonomia e di integrazione sociale. In una parola, aiutare a ripartire”. (Agenzia Redattore Sociale)