Mercalli: “Siamo entrati nell’era della siccità calda”
Non è solo questione di pioggia o meno, l’aumento delle temperature aggrava l’effetto di precipitazioni sempre più scarse.
L’analisi del climatologo su FQ MillenniuM in edicola da sabato 13 maggio
Non è solo un problema di pioggia o meno. La siccità che periodicamente ci troviamo ad affrontare in questi anni, in Italia e nell’Europa meridionale in genere, non dipende soltanto dalle ridotte precipitazioni: siamo entrati infatti in una fase senza precedenti da millenni: l’era della “siccità calda”.
Lo sostiene il climatologo Luca Mercalli, in un’analisi pubblicata su FQ MillenniuM, il mensile diretto da Peter Gomez, in edicola da sabato 13 maggio con un numero dedicato alla crisi idrica, fra siccità ed eventi estremi, frutto anche di decenni di malgoverno dell’acqua in Italia.
Mercalli paragona la drammatica siccità vissuta dal Nord Italia negli ultimi mesi, e non risolta dalle recenti piogge, con quelle del passato. Fa per esempio il caso di Torino, che fino all’aprile 2023 ha vissuto “la siccità peggiore degli ultimi 220 anni”, con soli 367 mm di pioggia caduti in 17 mesi, il 32% della media, battendo il record del periodo 1816-1818, quando in 17 mesi ne caddero 542 mm e si innescò una terribile carestia.
“Ma allora si trattava di siccità fredde, quelle di oggi sono siccità calde”, scrive Mercalli. Sempre a Torino, ma è così pure in tutta Europa occidentale, la temperatura media del 2022 è stata la più elevata di sempre generando il record assoluto di annata caldo-secca. Il 1817 ebbe invece una temperatura media di 2,4 gradi inferiore al 2022. “Più fa caldo più l’acqua evapora in fretta dai suoli e dalla vegetazione e meno dura la neve in montagna. Quindi lo stress idrico per l’agricoltura e le attività umane a parità di pioggia peggiora con l’aumento della temperatura”.
E la recente alluvione in Emilia ha anche dimostrato che la siccità amplifica gli effetti catastrofici dei nubifragi, dato che un terreno molto secco fatica ad assorbire grandi quantità d’acqua in poco tempo. Gli effetti del riscaldamento climatico sulle precipitazioni sono ancora da comprendere a fondo, ma dati alla mano il climatologo ipotizza: “Siamo forse al cospetto di ‘megasiccità mediterranee’?”. La definizione di megasiccità (megadrought) è nata in Nord America: si tratta di eventi siccitosi “persistenti, della durata di più anni, che risultano estremi per severità, durata ed estensione spaziale”.
“Possiamo dire che in Europa le megasiccità sono rarissime o sconosciute”, conclude Mercalli, “ma potrebbero diventare un fenomeno via via più frequente con il peggiorare del riscaldamento globale”.