Messico: torturata e stuprata, assolta dopo due anni di carcere
MESSICO – Torturata per estorcerle una confessione di un reato che non ha mai commesso, stuprata, messa dietro le sbarre per due anni e infine assolta. Siamo in Messico e la protagonista di questa triste vicenda è la venticinquenne Cristel Fabiola Piña Jasso. Martedì 10 novembre un giudice ha detto che non c’erano prove sufficienti contro di lei e ha ordinato un’indagine federale sulle torture subite.
L’incubo inizia il 12 agosto 2013 quando la polizia si introduce con la violenza nella casa in cui la donna vive insieme al marito e ai suoi due figli, a Ciudad Juarez, dicendo che qualcuno li avrebbe accusati di estorsione e trae in arresto la coppia. Gli agenti, avrebbero picchiato brutalmente Cristel – procurandole ferite a testa, costole e gambe – e poi ne avrebbero abusato sessualmente fino a quando, stremata, non rilascia una confessione in video. Anche il marito sarebbe stato malmenato e sottoposto a scariche elettriche di fronte alla moglie. I due sarebbero stati poi costretti a firmare una dichiarazione di colpevolezza. A due giorni dal suo arresto Cristel viene incriminata per estorsione e trasferita in carcere.
Nessun effetto sortiscono le proteste del padre della donna, che ha modo di incontrare la figlia il giorno dopo il suo arresto.
Per tutta risposta, la polizia avrebbe minacciato di accusare anche lui di coinvolgimento nel reato contestato a Cristel. Il giorno stesso l’uomo presenta una denuncia ma nessuna indagine viene mai aperta.
I lati oscuri della vicenda sono tanti a partire della ricostruzione che la polizia avrebbe fatto del giorno dell’arresto della coppia. Secondo gli agenti Cristel e suo marito sarebbero stati arrestati in un centro commerciale, grazie alle indicazioni fornite da un presunto informatore. In realtà, come testimonieranno anche i vicini di casa, la coppia viene tratta in arresto mentre si trova a casa.
Ora dopo due anni, Cristel, il marito e un terzo uomo coinvolto nella vicenda potrebbero tornare in libertà entro fine mese, dopo la scadenza del termine previsto per la presentazione dell’appello da parte della Procura.
Questa storia, come ha fatto notare Erika-Guevara Rosas, direttore per le Americhe di Amnesty International, “la dice lunga sullo stato della giustizia in Messico”.
Francesca Caiazzo