Mezzogiorno Federato, parte con la prima assemblea Pronti a scendere in campo
La ricchezza culturale, politica ed economica del Sud, la sua posizione strategica nel cuore del Mediterraneo, la necessità di “tutelarne diritti ristabilendo uguaglianza all’interno del Paese”. Nato un anno fa, era il 9 maggio 2021, oggi a Roma Mezzogiorno Federato è pronto a partire e chiama a raccolta i suoi stakeholders politici, istituzionali e imprenditoriali per “restituire al meridione la centralità che merita e garantire alle sette Regioni che lo compongono una crescita che potrà diventare motore di tutto il Paese”.
È il leader del movimento, Claudio Signorile, già vicesegretario del Psi ed ex ministro del Mezzogiorno, a scandire le tappe di un percorso che vuole arrivare alle prossime elezioni politiche. “Non stiamo facendo un’operazione di immagine, ma Mezzogiorno Federato vuole essere lo strumento di attuazione dell’articolo 117 della Costituzione che regola i poteri delle Regioni. Non si tratta di federare le istituzioni, ma i loro poteri- ha specificato-. È per questo che alle prossime elezioni ci vogliamo essere come Mezzogiorno Federato che ha sviluppato un sistema di collegamenti e che ritrova il riformismo e la piena coscienza delle risorse del Sud che possono essere gestite con grande opportunità e possono essere una grande occasione per tutta l’Italia”. In questo primo anno di azione politica, il movimento ha già delineato le sue collaborazioni, a partire dai “civici del Nord, gli ecologisti di governo, i federalisti e quel riformismo meridionale e meridionalista che con un certo orgoglio stiamo facendo rinascere nel Paese”.
Piano nazionale di ripresa e resilienza, ponte sullo stretto, energie rinnovabili, infrastrutture e trasporti sono i temi al centro del dibattito che questa mattina dall’hotel Universo della Capitale ha visto la partecipazione, diretta o indiretta, di diversi interlocutori, tra i quali il ministro per le Autonomie, Maria Stella Gelmini, il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, e il viceministro delle Infrastrutture, Teresa Bellanova. “Nel vostro manifesto- ha detto Gelmini- ci sono tante cose buone, ma non ritengo superato l’impianto regionalista che la Costituzione ci assegna e la necessità reale di una collaborazione tra lo Stato centrale e le Regioni”. La ministra ha poi ricordato le parole che il premier Mario Draghi ha detto a Sorrento in occasione del Forum per il Sud: “Il Mezzogiorno come hub di innovazione e di logistica industriale del Mediterraneo“. Eppure, proprio quell’occasione si è rivelata per Signorile “inutile nelle sue conseguenze, perché c’erano il Governo e le imprese, ma non c’erano le Regioni che sono la realtà che hanno i poteri normativi sull’energia, sul sistema dei trasporti e sulle infrastrutture. Per questo ci deve essere un interlocutore forte, non possono essere le singole Regioni. Ci stiamo riunendo perché Mezzogiorno Federato sta decidendo di passare all’azione che è un’azione politica, di collegamento”.
Il Mezzogiorno rappresenta “una sfida centrale” anche per il ministro Orlando, per il quale “abbiamo la necessità di far crescere le infrastrutture sociali, perché risalire negli indicatori sociali significa rafforzare anche la competitività economica”. Di infrastrutture e del loro “ruolo cruciale” ha parlato anche la viceministra Bellanova: “Siamo tutti consapevoli del divario della dotazione infrastrutturale del Mezzogiorno e quella di altre aree del Paese, per qualità e quantità. Il potenziamento delle connessioni fisiche e immateriali è fondamentale per garantire coesione con le altre regioni, per rendere più attraente il Mezzogiorno per i capitali e i flussi turistici. Per questo è cruciale un forte impegno pubblico, privato e politico, capace di affrontare la sfida della sostenibilità sociale, ambientale e economica, della decarbonizzazione e della digitalizzazione”.
Tra gli interventi che si sono susseguiti all’hotel Universo, anche il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, la cui visione di “un Mezzogiorno federato è quello che riesce a rappresentarsi con i presidenti delle Regioni e i sindaci che raccontano agli investitori le opportunità delle loro Regioni, non solo i problemi. Iniziative come questa sono utili a far crescere la consapevolezza che davanti a noi si aprono scenari che mai ha sperimentato il Mezzogiorno. Il Paese è arrivato tardi all’appuntamento con il Pnrr, la cui parte migliore è quella di imporci le riforme da fare. Cogliamo almeno questa opportunità”.
Superare “i limiti dei regionalismi” è l’idea del Mezzogiorno Federato secondo Claudio Martelli, arrivato all’Assemblea perché “Non ho voluto far mancare la presenza e il sostegno a una iniziativa così ben descritta da Claudio Signorile”. Non solo Sud, perché l’Assemblea nazionale di Mezzogiorno Federato ha visto anche la partecipazione di Alleanza civica del Nord, un movimento rappresentato oggi da Franco D’Alfonso: “La nostra scelta è stata di confrontarci con movimenti civici e verdi, un confronto necessario perché i problemi non si risolvono a Roma o Milano o Palermo, ma la dimensione minima su cui si deve discutere è quella europea. Saremo sulla strada del riformismo e se non ci sarete anche voi con lo stesso spirito non andremo da nessuna parte”.
Il logo del movimento è un’Italia rovesciata, a sottolineare la necessità di dare priorità al meridione e di renderlo “uno dei motori del Paese”. A conclusione del dibattito che oggi ha visto susseguirsi oltre trenta interventi, l’Assemblea di Mezzogiorno Federato ha votato e approvato una “mobilitazione per votare 5 ‘sì’ al referendum del 12 giugno” e anche una mozione politica per “lanciare alle forze politiche, economiche e sociali del Paese la proposta di porre al centro del loro impegno la scelta di guardare al Mediterraneo come come luogo strategico per la ripresa del Paese. Mezzogiorno Federato- si legge nel documento- si dichiara fin da ora disponibile a rafforzare, con la propria partecipazione, quanti vorranno seriamente perseguire questi obiettivi strategici su cui già convergono quelle posizioni civiche ed ecologiste legate agli interessi della comunità e del territorio”.