Migranti, 20 mila arrivi in Italia nel 2016

Un momento delle operazioni di sbarco ieri a Crotone (foto Misericordia di Isola di Capo Rizzuto)

Un momento delle operazioni di sbarco il 30 marzo 2016 a Crotone (foto Misericordia di Isola di Capo Rizzuto)

ROMA –20mila arrivi nei primi tre mesi dell’anno, quasi il doppio rispetto all’anno precedente . Aumentano i flussi sulla rotta dalla Libia all’Italia, con un vero e proprio boom nell’ultimo mese di marzo. Mentre diminuiscono quelli verso la Grecia. C’è chi parla di una conseguenza della chiusura della rotta balcanica e dell’accordo tra l’Unione europea e la Turchia. Chi grida già all’emergenza sbarchi nel nostro paese. In realtà secondo l’Oim (Organizzazione internazionale delle migrazioni) quella libica è una rotta che non si è mai realmente interrotta e che, stando alle nazionalità dei migranti, ha poco a che vedere con quanto succede sulla sponda est del Mediterraneo.

Nello specifico, al 31 marzo 2016 sono stati 18,741 gli arrivi via mare sulle coste italiane. A questi vanno aggiunte le 542 persone arrivate oggi al porto di Salerno: in tutto quindi 19.283 migranti arrivati. Nello stesso periodo dello scorso anno erano stati poco più di 10mila. Già a gennaio 2016, però, il flusso era in aumento con 5.273 persone sbarcate contro le 3.528 del gennaio 2015. Febbraio, invece, ha fatto registrare una lieve diminuzione (con 3.827 arrivi contro i 4.354 dello stesso periodo 2015) mentre a marzo si registra un flusso straordinario: 9.641 sbarchi contro i 2.283 del marzo 2015. “La rotta libica non si è mai interrotta – spiega Flavio Di Giacomo, responsabile comunicazione di Oim – al netto dei siriani, avevamo già visto un aumento degli arrivi di persone di diverse nazionalità. Ma in questa tendenza la chiusura della rotta balcanica e il patto tra Ue e Turchia non c’entrano. Si tratta infatti di migranti di origine sub sahariana o provenienti dal Corno d’Africa. I flussi che arrivano dalla Libia, anche se con alti e bassi, sono ormai strutturali – aggiunge -. E sono generati non solo dalle singole guerre e dai conflitti, ma anche da problemi economici, come la povertà, e dai cambiamenti climatici”.

Tra le prime nazionalità degli arrivi spicca la Nigeria. Ci sono poi molti gambiani, senegalesi, maliani. “Spesso si tratta di persone che non avevano intenzione di partire ma in Libia si sono viste costrette a tentare la traversata”, spiega. Non si stanno, invece, registrando aumenti significativi di siriani, afghani o iracheni su questa rotta. Pochissimi anche gli eritrei. “Le partenze degli eritrei sono stagionali – afferma ancora Di Giacomo – sappiamo dall’esperienza degli ultimi anni che partono  da aprile-maggio in poi. Nonostante questo ne arrivano meno, e abbiamo cercato di capire cosa stia succedendo. I migranti che sono arrivati ci hanno detto, però, che di eritrei ce ne sono molti nei centri di detenzione in Libia. Molti sono anche i sudanesi”.

Secondo Di Giacomo a determinare il flusso straordinario di questi giorni concorrono diverse cause tra cui le condizioni del mare e del meteo, particolarmente favorevoli al momento. Inoltre “le persone arrivate ci hanno raccontato che la situazione in Libia è sempre più pericolosa e molte persone hanno fretta di partire – aggiunge -. Alcuni parlano di bande di adolescenti che vanno in giro a derubare i migranti. C’è il caos ed è normale che molti vogliano andarsene. Non escludo, infine, che dietro questo aumento ci sia anche una strategia dei trafficanti”.

Quella del Mediterraneo centrale resta una delle rotte più pericolose: lo scorso anno, nonostante gli arrivi più consistenti siano stati registrati in Grecia, su un totale di 3.700 morti in mare, 2.800 hanno riguardato il tratto Libia-Italia. “Nel canale di Sicilia abbiamo già registrato 249 morti dall’inizio dell’anno, l’anno scorso erano stati 440, perché in quel periodo era stato interrotto Mare Nostrum e Triton non aveva ancora iniziato a funzionare – spiega il responsabile Oim -. Quest’anno c’è una diminuzione, la Guardia costiera e tutti gli altri operatori impiegati nel soccorso in mare stanno lavorando bene, ma il problema resta: soprattutto perché si utilizzano sempre più i gommoni per le traversate, e non i pescherecci. Il rischio, dunque, è altissimo perché molti gommoni sono fatiscenti, basta pochissimo a fargli imbarcare acqua e si ribaltano”.

Anche l’Unhcr (Alto Commissariato Onu per i rifugiati) ricorda che finora dalla Grecia è stato registrato un unico arrivo: giovedì, una barca con a bordo 22 persone siriane e somale è arrivata a Otranto, nel sud-est del Paese. In tutto, però, gli arrivi via mare in Grecia nei primi tre mesi del 2016 sono stati di oltre 150.700 persone, con una diminuzione nel solo mese di marzo. (Agenzia Redattore Sociale)

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