ROMA – Ormai oltre la metà della spesa che l’Italia sostiene per affrontare l’“emergenza profughi” riguarda le spese di accoglienza, che nel 2015 hanno raggiunto quota 51,2% del totale e nel 2016, secondo le stime pubblicate sul Def (Documento di economia e finanza approvato dieci giorni fa dal governo), arriveranno fino al 58,3% del totale della spesa che si prevede di sostenere nel 2016. Spesa che l’Italia ha stimato nel Draft Budgetary Plan dell’ottobre scorso a quota 3,3 miliardi di euro (lo 0,2% del Pil) e che ora viene lievemente ritoccata al rialzo a quota 3 miliardi 427 milioni di euro. Una cifra che, peraltro, si riferisce all’ipotesi di uno scenario costante, ossia in assenza di un ulteriore acuirsi della situazione. Nell’ipotesi di una crescita del fenomeno, il costo sostenuto per l’emergenza migranti arriva ad una stima complessiva per il 2016 di 4 miliardi 227 milioni di euro.
Fermandosi allo scenario più cauto, quello del 3 miliardi 427 milioni di euro, il Def prevede nel dettaglio una spesa di 1 miliardo 982 milioni di euro per l’accoglienza (58,3%), di 870 milioni per il soccorso in mare (25,4%) e di 559 milioni di euro per istruzione e sanità (16,3%). In termini percentuali, l’incidenza dell’accoglienza sul totale delle spese non è mai stata, storicamente, così alta: nel 2011 contava il 36,2%, superando il 40% nel 2012 e 2013 e arrivando al 51% nel 2015. La previsione 2016, come detto, arriva al 58,3%. Le altre due voci considerate (oltre all’accoglienza) sono il soccorso in mare e la sanità e istruzione. Si tratta in entrambi i casi di percentuali inferiori rispetto a quelle degli anni passati: il soccorso in mare aveva raggiunto il massimo nel 2014, in coincidenza con Mare Nostrum, con il 44,5% della spesa totale di quell’anno utilizzata a quel fine, mentre sanità e istruzione scende (scenderebbe, se le previsioni saranno confermate) per la prima volta negli ultimi anni sotto quota 20%. Naturalmente, si tratta di una valutazione espressa percentualmente sul totale di ogni singolo anno: in termini assoluti il costo per l’Italia aumenterà, nel 2016 rispetto al 2015, su ciascuna delle tre singole voci (più avanti riportiamo nel dettaglio le tipologie di spesa comprese nelle voci accoglienza, soccorso in mare, sanità e istruzione).
Descrivendo il contesto generale, il Def ricorda che dal 2014 il numero di sbarchi sulle coste italiane ha superato le 150 mila persone l’anno, superando di gran lunga le tendenze dell’ultimo ventennio e anche i valori rilevati nel 2011 e 2012 di fronte alla cosiddetta emergenza umanitaria in Nord Africa. I dati registrati nel primo trimestre 2016, si spiega nel Def, “confermano la situazione di eccezionalità, con circa 15 mila migranti approdati via mare contro i circa 10 mila dello stesso periodo sia nel 2015 sia nel 2014: a questi si aggiungono, sempre nei mesi invernali del 2016, ulteriori 2 mila arrivi via terra”. Anche le presenze nei centri di accoglienza, viene spiegato, segnano un picco: al 31 marzo 2016 sono circa 107 mila i migranti presenti nelle strutture governative, nelle oltre 1800 strutture temporanee e nel sistema Sprar: si tratta di quasi il doppio rispetto alle presenze registrate a fine 2014 e oltre dieci volte il dato medio del periodo 2011-2013. I minori non accompagnati hanno superato le 10 mila unità ponendo – dice ancora il Def – “un’enorme sfida in termini di adeguatezza degli alloggi, di supervisione e di introduzione scolastica. I richiedenti asilo, infine, sono più che triplicati tra il 2013 e il 2015, da 26 mila a oltre 83 mila domande.
Ecco a quali tipologie di spesa ci si riferisce con la tripartizione accoglienza / soccorso in mare / sanità e istruzione. Le spese per l’accoglienza comprendono il costo della gestione e manutenzione dei centri di accoglienza, delle strutture temporanee e del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), il fondo per i minori stranieri non accompagnati, le commissioni territoriali preposte all’esame delle richieste per il riconoscimento dello status di rifugiato, le spese amministrative sostenute (anche per la gestione del sistema informativo e per il personale del Ministero dell’Interno direttamente coinvolto). Oltre alla spesa statale, il Def include – per gli Sprar e i minori non accompagnati – una stima dei costi sostenute dagli enti locali.
La stima del soccorso in mare è basata su una rendicontazione dei costi associati alle operazioni di soccorso (che riguardano uomini e i mezzi della Difesa, delle Capitanerie di Porto e della Guardia di Finanza), comprendenti spese del personale, altre spese correnti e spese in conto capitale per i veicoli utilizzati. Quanto invece alle spese su istruzione e sanità, la quantificazione dei costi delle cure ricevute nel Servizio sanitario nazionale è basato sui riscontri fornite dalle Asl per le spese riguardanti gli stranieri irregolari che vengono annualmente rimborsati dal Ministero dell’Interno. A queste si aggiunge, a partire dal 2013, una quota relativa ai nuovi richiedenti asilo che non sono tracciati perché direttamente presi in carico dal Ssn. Per l’istruzione, è considerato per ciascun anno il costo medio unitario per il numero degli alunni stranieri entrati per la prima volta nel sistema scolastico nazionale: nel 2015 i neo entrati sono stati circa 40 mila. (Agenzia Redattore Sociale)