Migranti: i dubbi sull’accordo Ue-Turchia
ROMA – Tre miliardi di euro iniziali per sostenere la Turchia nella gestione dell’emergenza migratoria. E’ questo l’accordo raggiunto tra il governo di Ankara e i leader dei 28 stati europei, dopo il vertice di ieri a Bruxelles. L’intento è quello di migliorare le condizioni di vita degli oltre due milioni di profughi accolti nel paese, ma anche di rafforzare i controlli alle frontiere. Come ha dichiarato Donald Tusk, “Il nostro principale obiettivo è contenere il flusso dei migranti verso l’Europa”, ma sulle modalità di controllo e contenimento, cosi come sul rispetto dei diritti umani e delle libertà civili nel paese, ci sono molti dubbi. Proprio sabato in Turchia Tahir Elci, 49 anni, capo dell’associazione degli avvocati curdi di Diyarbakir, è stato ucciso in una sparatoria. Per questo le organizzazioni che si occupano di tutela dei migranti chiedono chiarezza e trasparenza sull’accordo “Siamo molto preoccupati, perché si rischia di confinare le persone in un paese che in questo momento non garantisce neanche le libertà fondamentali per i propri cittadini” spiega a Redattore sociale Christopher Hein, portavoce del Cir (Consiglio italiano per i rifugiati).
Un aiuto per i profughi siriani? A loro la Turchia non riconosce neanche lo status di rifugiato. La Turchia è tra i paesi che accolgono più profughi al mondo. “Il paese ospita oltre due milioni di rifugiati siriani, già da tempo – spiega Hein – sono persone che in parte vivono nei campi, lungo il confine con la Siria, e in buona parte sono distribuite sul territorio. Il problema è che non hanno un vero e proprio status: è da ricordare, infatti, che la Turchia, pur avendo modificato lo scorso anno la legge sull’asilo, ha mantenuto la riserva geografica all’applicazione della Convenzione di Ginevra. Ciò significa che solo i rifugiati di origine europea possono avere vero e proprio asilo in Turchia. Questo esclude, quindi, i siriani, gli iracheni, gi iraniani, gli afgani, e tutte le altre nazionalità al di fuori dell’Ue”. In questi casi per la Turchia si tratta di “profughi che hanno uno status temporaneo. A loro non sono garantiti molti diritti – aggiunge Hein – come per esempio quello di lavorare. Ci meraviglia molto che in questo negoziato l’Unione europea non abbia insistito sull’ abolizione della riserva geografica”. L’altro aspetto che andava potenziato nell’accordo, secondo il Cir, è il sostegno ai paesi confinanti come Siria, Libano e Giordania: “la mancanza di aiuti sufficiente e investimenti strutturali in questi paesi è uno dei fattori che ha causato negli ultimi sei mesi questo enorme aumento degli ingressi dalla Grecia.
Con il controllo delle frontiere turche si spostano i flussi verso rotte più rischiose. Secondo il portavoce del Cir, inoltre, questo accordo, come tutti i documenti precedenti lasciano pensare che l’obiettivo prioritario sia limitare e ridurre fortemente i flussi dalla Turchia verso l’Europa e, innanzitutto, verso le isole greche. “Senza, allo stesso tempo, aprire canali di arrivo legali in Europa per i rifugiati siriani quello che si deve temere è che l’esercito e la polizia inizino a controllare la costa turca e la costa occidentale del Mediterraneo verso la Grecia, in modo da rendere impossibile l’uscita. Questo non potrà che comportare un cambiamento delle rotte: che si sposteranno più verso il Nord, includendo anche la Russia, oppure, come si faceva fino dall’inizio di quest’anno, si ricomincerà a percorrere la rotta del Mediterraneo centrale, che come sappiamo comporta una maggiore rischiosità. E questo è molto pericoloso”. Parallelamente “in questo vertice, come nelle riunioni del Consiglio europeo di questi mesi, nessuno ha ripreso l’agenda immigrazione della Commissione europea nella parte in cui si parlava di aprire canali umanitari, cioè i canali che permettono una vera alternativa legale – sottolinea Hein -. Eppure è questo l’unico modo di controllare: solo con le vie legali si sa prima chi arriva”.
Infine c’è la questione della violazione dei diritti umani in Turchia anche alla luce degli ultimi avvenimenti di questi giorni. In particolare secondo il Cir, gli omicidi di sabato e l’incarcerazione di giornalisti dell’opposizione mettono £in grosso dubbio se la Turchia sia in grado di rispetto diritti e valori europei in un accordo di parità. La nostra preoccupazione è che i rifugiati vengano confinati in un paese che in questo momento non è in grado di garantire neanche per i propri cittadini le libertà fondamentali”.
L’Ue innalza nuove barriere, così si conteranno altri morti. Anche l’Arci valuta molto negativamente l’accordo tra l’Ue e il governo di Ankara. “Il nostro principale obiettivo è contenere il flusso dei migranti verso l’Europa, ha dichiarato il presidente del consiglio Ue, Donald Tusk, all’apertura del vertice, quel che Tusk non ha detto è che per raggiungere questo obiettivo l’Ue è pronta a chiudere gli occhi sul rispetto dei diritti umani che invece, a parole, tutti invocano – sottolinea in una nota – . In cambio di tre miliardi di euro iniziali la Turchia si impegna a fermare i migranti nei campi profughi (dove già vivono 2 milioni di rifugiati siriani), impedendogli di mettersi in viaggio per l’Europa e di rispedire rapidamente nei paesi di origine i migranti che non necessitano di protezione. I governi europei puntano tutto sulla chiusura delle frontiere. Sull’innalzamento di altre barriere. Si affidano per questo al governo turco, a cui chiedono un generico maggiore rispetto dei diritti umani. Ma forse i nostri rappresentanti non ritengono che i diritti umani siano uguali per tutti , solo così si spiega la farsa alla quale abbiamo assistito. Le conseguenze sono già davanti ai nostri occhi.Per i profughi sarà ancora più difficile mettersi in salvo e aumenteranno i morti e gli scomparsi, oltre che le cifre richieste per arrivare nell’Ue. Un favore ai trafficanti di essere umani che vedranno prosperare i loro affari”. (RS)