Migranti in crescita: sono 5,9 milioni
MILANO – La crescita del numero di migranti c’è, anche se non si vede. In Italia la popolazione straniera nel 2015 ha raggiunto i 5,9 milioni, tra regolari e non, con un aumento di 52 mila persone rispetto all’anno precedente. Ma nel frattempo 178 mila immigrati hanno acquisito la cittadinanza italiana. La reale crescita del numero dei migranti arrivati nel nostro Paese è quindi data dalla somma di questi ultimi due dati (52 mila e 178 mila): ossia 230 mila persone, con un incremento reale quindi del 3,9%. È quanto emerge dal XXII Rapporto sulle migrazioni della Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità), presentato questa mattina a Milano. La crescita è dovuta soprattutto alla presenza di 31 mila irregolari. “L’Italia non ha più la forza attrattiva di alcuni anni fa, soprattutto per la crisi economica – ha sottolineato Giancarlo Blangiardo, demografo e tra i curatori del Rapporto – . Ma una crescita comunque c’è ancora. E dobbiamo convivere e gestire una doppia realtà: quella di chi si integra e di chi è invece ai primi gradini”.
Quanto più si integrano, tanto più i migranti adottano stili di vita simili a quelli degli italiani. E così anche la natalità tra gli stranieri è in diminuzione: dagli 80 mila nati nel 2012 si è scesi ai 72 mila del 2015. “Quindi, anche se il loro contributo allo svecchiamento della popolazione rimane comunque importante – si legge nel Rapporto -, è evidente che la prevista rivoluzione delle culle, che qualcuno teorizzava, si è rivelata una falsa aspettativa”.
Il fenomeno migratorio è stato caratterizzato in questi anni dagli sbarchi. Nei primi 10 mesi del 2016 sono arrivati via mare oltre 171 mila persone, superando così i numeri registrati negli anni precedenti: 2015 (154mila) e 2014 (170mila). Tra quelli sbarcati quest’anno, ben 22 mila sono minori stranieri non accompagnati. Contemporaneamente è cresciuto anche il numero dei richiedenti asilo, che quest’anno sono stati (al 31 ottobre) 98 mila. Il problema è che la maggior parte delle domande vengono respinte: delle 161mila istanze esaminate dal 2014 al 2016, i dinieghi sono stati il 56,2%. E se nel 2014 venivano bocciate 4 domande su 10, nel 2016 si è arrivati a 6 su 10. Lo status di rifugiato è stato riconosciuto solo al 6,2% dei richiedenti, mentre la protezione sussidiaria è stata data al 15,6% e quella umanitaria al 22,1%.
“Di fronte ai nuovi flussi, l’Unione Europea è entrata in crisi”, sottolinea Vincenzo Cesareo, segretario generale della Fondazione Ismu. Ma, che piaccia o no, nei prossimi anni la pressione sull’Europa di migliaia di donne e uomini provenienti dai Paesi più poveri continuerà. Secondo il Rapporto, infatti, entro il 2036 nei Paesi dell’Africa subsahariana la popolazione crescerà (si stima intorno ai 400 milioni di persone). “Ciò significa che dal profondo Sud del mondo, da subito, si rende necessario creare mediamente almeno 8-9 milioni nuovi posti di lavoro ogni anno. Se ciò non dovesse avvenire, si produrrebbero milioni di nuovi candidati a un’emigrazione dettata dal bisogno di sopravvivere”. (Agenzia Redattore Sociale)