Migranti: “Lettere dal Cie”, il documentario che racconta l’inferno dei reclusi
ROMA – “Era il 20 dicembre 2013, quando stavo tornando a casa con le buste della spesa fui fermato da una pattuglia dei carabinieri ad Arco di Travertino. I poliziotti si avvicinarono e mi chiesero i documenti, in quel momento i mie timori presero corpo e divennero un incubo perché temevo per il mio destino”. Inizia con le parole di Lassaad Jelassi, trattenuto per quattro mesi nel Centro di Identificazione ed Espulsione di Roma Ponte Galeria, il documentario ‘Lettere dal Cie’, girato dal foto giornalista palermitano, Mario Badagliacca.
Un progetto di documentazione visiva sui Centri di Identificazione ed Espulsione in Italia (Cie),che comprende un reportage fotografico e un cortometraggio multimediale, svolto nell’arco di tre anni tra il Centro di Roma Ponte Galeria e Bari Palese.
“All’interno dei Cie i diritti umani vengono completamente e quotidianamente negati” racconta a diregiovani.it Badagliacca. “Quello che non mi aspettavo di trovare -continua -era una lotta da parte dei migranti reclusi per cose normali di tutti i giorni, come un materasso decente o del cibo”.
Per il documentarista, i Cie sono vere e proprie “zone grigie della legge italiana. Perché c’é un vuoto legislativo e, tecnicamente, per gli avvocati è più facile difendere un criminale che impedire il rimpatrio di un migrante recluso“.
Il problema, racconta il giovane fotoreporter palermitano, “è che il sistema di gestione delle migrazioni in Italia e in Europa è completamente da rivedere e i Cie ne sono un esempio”.
Spesso infatti, in questi centri, vengono rinchiuse e poi espulse “persone che a causa della situazione economica del nostro Paese hanno perso il lavoro e quindi non hanno potuto rinnovare il permesso di soggiorno”. Si tratta di uomini e donne, sottolinea Badagliacca, “che vivono nel nostro Paese da 20-25 anni con i figli nati in Italia e che frequentano le nostre scuole”. (DIRE – Redattore Sociale)