Migranti, l’Europa richiama Atene
ROMA – Rendere più efficienti le procedure di registrazione, garantire una sistemazione adeguata per tutti i migranti, attivarsi sui ritorni di chi non ha diritto di rimanere e pattugliare efficacemente la frontiera esterna più difficile di tutta l’Ue, quella tra Grecia e Turchia. È uno sforzo praticamente insostenibile quello che la Commissione europea chiede alla Grecia di compiere. E il tutto in soli tre mesi. Questi infatti sono i tempi previsti dal meccanismo di valutazione Schengen attivato da Bruxelles nei confronti della Grecia. Sulla base di una visita a sorpresa presso i centri di registrazione ellenica, la scorsa settimana la Commissione europea ha concluso che Atene ha “trascurato gravemente i suoi obblighi” di controllo delle frontiere esterne e ora l’esecutivo comunitario presenta ad Atene le raccomandazioni per mettersi in regola. Una lista a dir poco impegnativa.
“Le raccomandazioni si concentrano sul bisogno di migliorare le procedure di registrazione, garantendo sufficienti risorse in termini di uomini e scanner per la raccolta delle impronte digitali”, sottolinea da Strasburgo il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis. I documenti, ricorda anche il membro dell’esecutivo di Jean-Claude Juncker, vanno poi “verificati nello Schengen information system, nel database Interpol e in quelli nazionali”. Ma l’accresciuta efficienza sulle procedure di registrazione, per quanto impegnativa, è forse l’aspetto meno oneroso. La raccomandazione chiede infatti alla Grecia anche di provvedere una sistemazione per tutti i migranti giunti nel Paese e in attesa di registrazione: un compito enorme, considerando che in Grecia solo nel 2015 sono sbarcati circa 850 mila migranti e che le procedure per la richiesta di asilo possono durare fino a 18 mesi.
Ad Atene la Commissione chiede anche di assicurare un efficace sistema di sorveglianza costiera che copra l’intero confine marittimo colabrodo tra Grecia e Turchia, principale via di accesso per i migranti in Europa. “Questa azione – chiede il vicepresidente della Commissione – deve essere coadiuvata da un numero sufficiente di pattuglie in mare, elicotteri e strutture a terra così che siano intercettate tutte le imbarcazioni, anche quelle più piccole, che tentano di attraversare questo tratto di mare”. Altro compito che definire arduo è poco. “La nostra abilità di mantenere un’area libera da frontiere interne dipende dalla nostra abilità di gestire efficacemente i confini esterni”, sprona il commissario europeo all’immigrazione, Dimitris Avramopoulos, sottolineando che le raccomandazioni vogliono assicurare che “a tutti i confini esterni della Grecia i controlli siano condotti in linea con le regole di Schengen”.
A questo punto le raccomandazioni della Commissione devono essere adottate da un comitato degli Stati membri, che delibera a maggioranza qualificata. Poi la Grecia avrà solo tre mesi di tempo per portare a termine i provvedimenti correttivi. Se anche trascorso questo periodo le “carenze gravi” rimarranno, le conseguenze riguarderanno l’intera area Schengen. In “circostanze eccezionali” in cui le carenze nei controlli alle frontiere esterne mettono a rischio “il funzionamento globale” dello spazio di libera circolazione, la Commissione potrà infatti attivare la procedura prevista dall’articolo 26 del codice frontiere Schengen, quello che consente agli Stati membri di ripristinare i controlli alle proprie frontiere per un periodo massimo di due anni.Attualmente già sei Paesi (Germania, Austria, Norvegia, Francia, Svezia e Danimarca) hanno sospeso temporaneamente la libera circolazione. Ma il restringimento dell’area Schengen rischia ora di diventare molto più duraturo, mettendone a rischio l’intero impianto. (Agenzia Redattore Sociale)