Migranti, Moas: “Politici fanno campagna elettorale sulla morte delle persone”
ROMA –“Questi politici stanno facendo la campagna elettorale sulla morte delle persone“. E’ durissimo l’attacco di Regina Catambrone, fondatrice del Moas, prima missione di salvataggio con navi nel Mediterraneo, a seguito delle accuse sulle presunte collusioni tra Ong e trafficanti. “Se ci sono delle evidenze che le tirino fuori- aggiunge- Tutto il resto e’ fumo, e’ una macchina del fango. La verita’ e’ solo una: nessuno vuole aiutare queste persone.”
“Vogliono criminalizzare la solidarieta’ e spaventare i cittadini”, dice in un’intervista al SIR, a cui denuncia di ricevere gia’ da tempo “tweet di odio, continue minacce, mi augurano la peggiore morte possibile”. Tuttavia, prosegue, “Io non mi difendero’ perche’ so che sono pulita. Stanno creando una politica del terrore. Siccome non riescono a fare politiche serie, buttano fango su chi ha portato umanita’. Ho letto che stanno facendo una indagine conoscitiva- chiarisce- ma ad oggi non ho mai parlato con alcun procuratore”.
Catrambone afferma di “non aver mai ricevuto soldi” dal magnate Soros e di ricevere fondi solo “tramite una piattaforma mediatica da tanti privati che vogliono donare. Io li odio i trafficanti: sono la feccia della feccia del mondo– precisa- Mi facciano vedere i bonifici che attestano che io ho preso soldi dai trafficanti o che i trafficanti fanno le telefonate. Il mio telefono e’ sotto controllo, lo so, non ho niente da nascondere. Portate le evidenze, i fatti”.
“Che lo dicessero chiaramente e terminassero la frase: la volonta’ delle nazioni e’ farli morire in mare– afferma- Perche’ l’organizzazione umanitaria lavora a favore dell’umanita’. Invece quella e’ disumanita’. La classe politica- prosegue- non dovrebbe lavorare contro le organizzazioni umanitarie ma per le riunificazioni familiari, i resettlement e le relocation negli altri Paesi europei, perche’ le migrazioni non si fermeranno mai, moriranno solamente piu’ persone. E loro vogliono farli morire in mare perche’ voi non li vediate“.
“È necessario aiutare queste persone, in mare, nel loro Paese di origine- conclude- Servono corridoi umanitari e vie legali che funzionano per non affidarli delle mani dei trafficanti. Perche’ altrimenti rimarranno in Libia finche’ non riusciranno ad imbarcarsi. Non puo’ continuare questo genocidio”. (www.agensir.it)