Migranti, nuovo naufragio in Sicilia
ROMA – Quella del 18 aprile 2015 è considerata la più grande tragedia del Mediterraneo: furono oltre 700 i migranti che morirono nel naufragio a largo della costa della Libia. Il relitto del peschereccio a bordo del quale si trovavano è stato recuperato: agganciato due giorni fa, ieri è stato sollevato dal fondale. Il relitto oggi è stato trasportato ad Augusta dalla nave Ievoli Ivory, e sarà collocato all’interno di una tensostruttura refrigerata dove potranno inizire le operazioni di recupero delle salme. I corpi saranno esaminati da esperti di varie università: le informazioni raccolte saranno elaborate da un network europeo che ha il compito di risalire all’identità dei corpi attraverso l’incrocio dei dati. Si stima che nel barcone, che si trova a 370 metri di profondità, ci siano almeno 400 corpi.
E proprio nel giorno in cui il relitto è arrivato in Sicilia, oggi un gommone carico di migranti si è rovesciato a venti miglia circa dalla Libia: almeno dieci donne sarebbero annegate, mentre 107 superstiti sono stati tratti in salvo dalla guardia costiera. L’equipaggio della nave Diciotti giunto sul posto, ha trovato il gommone semiaffondato e molti naufraghi in acqua. Il salvaaggio è avvenuto con condizioni meteorologiche molto difficili, ed è tuttora in corso la ricerca di eventuali dispersi.
Sul recupero del relitto, ha espresso la sua soddisfazione il premier Renzi: “L’ho ordinato perché noi italiani conosciamo il valore della parola ‘civiltà”. L’operazione è stata resa possibile dalla sinergia tra presidenza del Consiglio dei Ministri, ministeri della Difesa, dell’Interno, della Salute, dell’Istruzione, dal Commissario Straordinario per le persone scomparse, dalla prefettura di Siracusa e dalla Procura distrettuale di Catania e vede coinvolte circa 150 persone al giorno tra cui personale della marina militare, dei vigili del fuoco, del corpo militare della Croce Rossa Italiana, dell’Ufficio di sanità marittima, area e di frontiera (Usmaf), dell’Azienda sanitaria provinciale (Asp), Agenzia della dogana, oltre alle autorità ed enti locali.
“Una straordinaria operazione umanitaria”, è il commento di Gianfranco Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes. “Finalmente, i corpi di uomini e donne, bambini, giovani potranno trovare una degna sepoltura, nello stesso giorno in cui altre madri e donne hanno perso la vita nel Mediterraneo. I morti recuperati e i nuovi continui morti nel Mediterraneo chiedono – conclude – che non siano più rimandati i corridoi umanitari, unica soluzione per non avere sulla coscienza le morti di tanti migranti in fuga, uomini e donne come noi”.
“Siamo grati al governo italiano per aver tenuto fede a un impegno assunto già pochi giorni dopo una tragedia di cui oggi forse molti si saranno dimenticati – dichiara padre Camillo Ripamento, presidente del Centro Astalli – incalzati dal ritmo delle nuove notizie e assuefatti alle stragi quotidiane che si consumano nel Mediterraneo”. “Il numero crescente delle vittime, a cui si aggiungono oggi almeno altre dieci donne che hanno perso la vita nel Canale di Sicilia, non deve essere una scusa per negare a ciascuno di loro la dignità. Deve piuttosto ricordarci quotidianamente l’urgenza di predisporre vie sicure per arrivare in Europa. Il lodevole e importante impegno del soccorso in mare non è purtroppo sufficiente ad assicurare l’incolumità a chi fugge in cerca di protezione”. (Agenzia Redattore Sociale)