Migranti tra diritti e doveri
ROMA – I migranti e i richiedenti asilo hanno “l’obbligo di farsi identificare”, ma se le impronte possono essere prese anche “contro la loro volontà, non ci deve essere un eccesso nell’uso della forza”. Lo sottolinea Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr per il Sud Europa, a margine della presentazione oggi alla Camera, del terzo rapporto di Carta di Roma, commentando le ultime raccomandazione di Bruxelles all’Italia. Secondo un documento reso noto ieri dall’Ansa, infatti, la Commissione europea chiede nuovamente al nostro paese una stretta sulle identificazione, invita ad accelerare con l’apertura degli hotspot e di operare anche con l’uso della forza la raccolta delle impronte digitali ai migranti. “La Commissione europea, già diversi mesi fa aveva mandato una circolare in cui si raccomandava di raccogliere le impronte digitali eventualmente anche contro la volontà del richiedente asilo e del migrante – afferma Sami -. Questo, dunque, non è un dato nuovo. Quello che conta sono le legislazioni nazionali. E’ importante ricordare che il richiedente asilo ha un obbligo, quello di farsi identificare, e quindi di collaborare. Dall’altra parte, però, devono essere rispettati i suoi diritti, che sono garantiti dalla nostro Costituzione”.
Secondo la portavoce di Unhcr, inoltre, “bisogna vedere cosa si intende con utilizzo della forza”. “L’impronta digitale può essere presa contro la volontà dei profughi – spiega – ma chiaramentenon ci deve essere un eccesso nell’uso della forza. Il prefetto Morcone, inoltre, ha assicurato che ricorreranno anche a una registrazione video delle operazioni di polizia. Credo sia chiaro a tutti che i profughi si trovano in una situazione di vulnerabilità, si tratta, dunque, di un dilemma non semplice ma che bisogna risolvere. Noi crediamo che sarebbe più facile risolverlo se all’arrivo dei migranti e richiedenti asilo ci fosse un sistema di accoglienza che funziona, perché così le persone avrebbero più chiara la loro situazione. E’ importante anche che siano informate correttamene sulla loro condizione giuridica”.
Secondo Bruxelles, inoltre, l’Italia deve aprire al più presto gli hotspot, come previsto dall’accordo Ue. Dei cinque previsti, oggi funziona come centro di smistamento solo quello di Lampedusa. “Gli hotspot devono essere organizzati e aperti. perché così si è deciso, ma devono essere idonei a ospitare le persone senza metterle in una situazione di ulteriore di disagio – aggiunge Sami – offrendogli così un’ulteriore spinta a voler andare via”.
Molto più duro il commento di Filippo Miraglia, vicepresidente di Arci nazionale. “L’uso della forza è illegittimo. Che questa raccomandazione arrivi da un’istituzione europea vuol dire che l’Europa ha perso la bussola e andrebbe denunciata alla magistratura italiana – sottolinea -.L’uso della violenza per prendere le impronte è una brutta faccenda a cui abbiamo già assistito. Non si capisce tra l’altro a cosa porti, non risolve problemi ma li crea –aggiunge – E alimenta l’idea che da chi arriva a chiedere asilo bisogna difendersi addirittura ricorrendo all’uso della forza di una istituzione pubblica come la polizia, che semmai dovrebbe assicurare a queste persone protezione. L’Italia dovrebbe segnare una distanza da queste posizione che tendono a scaricare sul nostro paese le conseguenze di quello che accade nel resto del mondo. Di fronte a bambini che continuano a morire, ci vorrebbero canali umanitari. Non abbiamo bisogno di poliziotti che bastonano i rifugiati”. (Redattore Sociale)