Migranti, vertice Ue-Turchia: le condizione di Ankara
BRUXELLES – La Turchia è pronta a riprendere tutti i migranti che, partendo dalle sue coste, sbarcano sulle isole greche. Per ognuno che farà ritorno, però, un rifugiato siriano deve essere ricollocato nei paesi europei. Si conclude con questa sorta di baratto, il vertice straordinario tra Unione europea e Turchia per tentare di bloccare il flusso di migranti attraverso il mare Egeo. Una soluzione concordata soltanto in via di principio, perché dopo una lunga giornata di trattative, nella notte i leader hanno dovuto ammettere di non essere in grado di arrivare ad un accordo finale. Si continuerà a discutere per tutta la settimana sperando di potere chiudere in modo definitivo per il Consiglio europeo già in programma la prossima settimana a cui parteciperà, ancora una volta, anche il premier turco, Ahmet Davutoglu. A sparigliare le carte e fare allungare i tempi, il colpo a sorpresa del governo di Ankara che a Bruxelles si è presentato con in mano una nuova proposta.
Al centro del nuovo piano di Ankara proprio il meccanismo secondo cui la Turchia si impegna a riprendere tutti i migranti irregolari che, da una certa data in poi, raggiungeranno le isole greche attraverso l’Egeo. La richiesta è però di uno scambio uno a uno: per ogni migrante riammesso in Turchia, un siriano deve essere accolto in Europa. L’idea turca ha incontrato la forte resistenza dei Paesi dell’Est, Ungheria in testa, da sempre contrari a quote di accoglienza forzata. Ma il principio è comunque entrato tra quelli su cui i leader si impegnano a continuare a lavorare.
Nel nuovo testo messo sul tavolo dal premier turco, anche nuove richieste economiche. Se già lo scorso novembre gli Stati membri dell’Ue si erano impegnati a versare ad Ankara tre miliardi di euro per il miglioramento delle condizioni di vita dei rifugiati siriani nei campi turchi così da scoraggiarne le partenze, ora il governo turco vuole, entro il 2018, altri tre miliardi di euro. Il tema sarà al centro delle discussioni della settimana visto che per ora, la dichiarazione finale dei leader sottolinea solo che bisogna “decidere su finanziamenti aggiuntivi”.
Ai leader Ue, Davutoglu è riuscito anche a strappare l’impegno per un’accelerazione sui tempi per la liberalizzazione dei visti. Non ottobre, come inizialmente deciso, ma invece giugno, hanno concordato i leader. Resta ancora da decidere invece l’apertura di cinque nuovi capitoli dei negoziati per l’adesione della Turchia all’Unione europea. Punto, questo, particolarmente caro ad Ankara che, come dice apertamente il premier, vuole approfittare delle discussioni in atto per favorire “l’integrazione della Turchia nell’Ue e dare nuovo impulso alle relazioni”.
Sullo sfondo delle discussioni anche i problemi turchi con il rispetto della libertà di stampa. Per alcuni leader come il premier italiano, Matteo Renzi, il britannico David Cameron e il belga Charles Michel era inaccettabile concludere un accordo con la Turchia senza nemmeno menzionare la faccenda. “Voglio un riferimento alla libertà di stampa, altrimenti noi non firmiamo”, si è impuntato Renzi. E nella dichiarazione finale dei leader il riferimento in effetti c’è anche se molto blando: “I capi di Stato e di governo hanno anche discusso la situazione dei media in Turchia con il primo ministro”, si limita a riportare il testo.
L’accordo “di principio” trovato costituisce un vero “punto di svolta”, secondo il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker perché “rompe il business model dei trafficanti e chiarisce che l’unica via per accedere all’Ue è legale”. “Ogni Consiglio europeo si fa un passettino avanti, ma che fatica”, sospira lasciando la riunione il premier italiano, Matteo Renzi, secondo cui “l’Ue si sta rendendo finalmente conto di quanto sia grave questa vicenda che noi tocchiamo con mano da anni”. (Agenzia Redattore Sociale)