Milano, una mostra racconta la disabilità nel mondo
MILANO – Un viaggio per raccontare le disabilità del mondo, che inizia in Italia, da un’idea nata nel Sahara occidentale, per proseguire poi verso il Nepal, la Romania, l’Ecuador e altri paesi. Si chiama “Quindici Percento”, il lavoro fotografico realizzato da Christian Tasso, un giovane artista, che vuole descrivere, senza pietismo né sensazionalismo, la condizione delle persone disabili, tessendo una rete di storie globali. Il lavoro è iniziato nel 2015 ma continuerà nei prossimi anni. Intanto dal 21 gennaio prossimo fino al 13 febbraio sarà possibile vedere alcuni degli scatti all’interno della Galleria “Sabrina Raffaghello” di Milano, in una mostra nata da un progetto di solidarietà, dove le storie delle persone disabili si uniscono al dramma degli ustionati.
Tutto nasce dall’incontro tra Christian e i genitori di Pietro Barbini, il ragazzo sfigurato dall’acido da Martina Levato e Alexander Boettcher. A Venezia, dove Christian ha scelto di vivere e dove Gherardo e Titti Barbini sono nati e vissuti in gioventù, hanno deciso di unire i loro progetti , espressione della volontà di portare speranza e conforto a chi lotta per la normalità. Per questo, parte dei proventi della vendita delle stampe e dei libri della mostra andrà a sostegno ad Almaust, l’associazione lombarda per la malattia da ustione onlus, che sostiene la cura degli ustionati in condizioni socioeconomiche disagiate e promuove l’applicazione clinica della ricerca medica nel settore delle ustioni.“L’evento di Milano è legato alla famiglia Parrini e sarà un’occasione per unire i due progetti – spiega Tasso – la famiglia ha infatti deciso di sostenere Almaus che è un’associazione interna all’ospedale Niguarda di Milano, e così parte del ricavato della mostra sarà devoluto a questa importante causa”.
Il tratto comune è la resilienza: la storia di chi combatte contro le difficoltà per una vita normale. “Molte volte si cerca di spettacolarizzare alcune condizioni di vita come la disabilità, invece io mi sono concentrato sulla ricerca normalità – aggiunge il fotografo -. Questo mi ha consentito, per esempio, di vedere la normalità del quotidiano in realtà coma la comunità di Capodarco in Ecuador: nella casa della Carità si vive in autogestione, i ragazzi in difficoltà vengono così stimolati a reagire, è un esperimento di vita importante che andrebbe esportato”.
Il titolo del lavoro “Quindici percento” si riferisce alla percentuale di disabili al mondo stimata dall’Onu. “Questo quindici per cento di persone finisce spesso nel dimenticatoio o, peggio, vive situazioni discriminatorie – prosegue l’autore – . Io non so dire cosa sia un disabile, ognuno di noi ha delle differenze. Quello che cerco di fare è raccontare le storie senza pietismo ma senza neanche un sorriso forzato, che lede allo stesso modo la dignità delle persone. Racconto il quotidiano con le sue gioie e i suoi dolori. Senza la pretesa di raggiungere una conclusione, le storie riportate sono dei racconti che andranno a comporre una narrazione più grande, estesa nel tempo. . Le persone che ho incontrato mi hanno dimostrato che una gamba può bastare per vivere la propria vita serenamente – aggiunge -, che il senno non esiste e, se sì, è meglio perderlo, che un terremoto può portare via tutto ma non la dignità.”.