Mix di pesticidi nelle acque, allarme in Emilia-Romagna

BOLOGNA – Il glifosato e’ solo il piu’ noto dei pesticidi che infestano le acque. E i cui effetti sulla salute, considerato anche il fatto che si trovano mescolati tra di loro, sono tutti da valutare. E’ l’allarme lanciato oggi a Bologna da Legambiente, che ha presentato il proprio dossier sui pesticidi in Emilia-Romagna. “I pesticidi sono ormai ubiquitari, con mix anche di una trentina di principi arrivi nello stesso campionamento”, sottolinea il presidente regionale dell’assocazione Lorenzo Frattini. “Gli esperti ci dicono che non e’ possibile capire quali siano gli effetti dell’interazione tra queste sostanze”. In piu’, e’ provato che i pesticidi rimangono molto a lungo nell’ambiente, tanto che vengono ancora rintracciate sostanze vietate come l’atrazina che e’ stata messa al bando molti anni fa.

In base al report Legambiente tra il 2015 e il 2016 “sono oltre 60 i diversi principi chimici rilevati nelle analisi” in Emilia-Romagna. “Arriva quasi al 90% la percentuale di stazioni monitorate che evidenziano almeno una volta la presenza di pesticidi mentre, nei due anni analizzati, i singoli prelievi in cui si riscontrano sostanze fitosanitarie oscillano tra il 53% ed 56%”. Sono state poi riscontrate “irregolarita’ e superamenti dei limiti in diverse stazioni, sia per sostanza singola che per la sommatoria delle concentrazioni di tutti i pesticidi rilevati”. I superamenti del limite di legge per quanto riguarda la media annua di concentrazione di pesticidi totali “si riscontrano con valori notevoli nel torrente Sillaro (Bologna), nel Cavo Sissa Abate (Parma) e Po di Primaro (Ferrara). Non mancano anomalie al torrente Arda (Piacenza), canale destra Reno (Ravenna) in altri corsi d’acqua a Ferrara e Ravenna”.

L’Emilia-Romagna e’ peraltro tra le regioni con un maggior numero di sostanze ricercate (91), ma manca ancora un indagine sistematica sul glifosato. Questo pesticida, sospettato di essere cangerogeno, e’ stato pero’ oggetto di una indagine specifica dell’istituto Ramazzini. “Non e’ il demonio del mondo dei pesticidi, ma uno dei tanti, e ha permesso di mettere in luce le carenze del sistema regolatorio in Europa e nel mondo”, sottolinea in proposito Fiorella Belpoggi. Secondo la quale il problema di fondo e’ essenzialmente politico: “Non possiamo lasciare all’industria il compito di studiare le sostanze che mette in commercio”.

I pesticidi, ha scandito Pietro Paris dell’Ispra durante il suo intervento, “sono sostanze pericolose rilasciate intenzionalmente nell’ambiente e spesso si opera in difetto di conoscenza”. Un solo esempio: “Solo nel bacino del Po ci sono centinaia di pozzi dei quali non conosciamo lo stato di manutenzione. Parliamo di falde protette e abbiamo dei gruviera”. Il rischio insomma e’ la penetrazione nelle acque sotterranee da quelle di superficie. In Emilia-Romagna la Regione sta provando a fare spazio al biologico, ma si e’ trovata a respingere accuse di avere norme troppo restrittive dal mondo agricolo, come e’ accaduto di recente dalla Romagna.

“Per quanto facciamo, se tutto va bene col biologico arriveremo a coprire il 15% della superficie agricola”, mette comunque in chiaro l’assessore Simona Caselli. “Quindi bisogna che portiamo anche l’85% a risparmiare chimica. E comunque- sottolinea- neanche il biologico e’ al riparo da tutto”. Ma quella e’ la strada e Legambiente fissa la meta. “L’obiettivo della Regione leader dei prodotti Dop e Igp- c’e’ scritto nel rapporto- deve essere quello di puntare al 100% del biologico nel medio periodo con il passaggio intermedio del 20% entro il 2020”.

In arrivo a breve anche un focus sull’emergenza smog: mercoledi’ prossimo sempre Legambiente riunira’ esperti e comitati per parlare della “K delle polveri” nella sala Kitarovic di piazza Spadolini, sempre a Bologna. Verra’ illustrata una indagine sulle polveri sottili e parlera’ anche l’assessore comunale all’Ambiente Valentina Orioli. (DIRE)