Mortalità materna, in Italia 50 casi l’anno
ROMA – In Italia si registrano 50 morti materne l’anno, pari a 10 decessi ogni 100mila nascite, con una forte variabilità regionale compresa tra 5 morti in Toscana e 13 in Campania. I dati emergono da un sistema di sorveglianza attiva della mortalità materna che, coordinato dall’Istituto superiore di sanità e finanziato dal ministero della Salute, monitora il fenomeno in 8 regioni (Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania Puglia e Sicilia) coprendo il 73% dei nati nel Paese. “Le stime- fanno sapere gli esperti- confermano che l’Italia è tra i Paesi con la più bassa mortalità materna al mondo sovrapponibile a quella rilevata, attraverso analoghi sistemi di sorveglianza, nel Regno Unito e in Francia”.
In Piemonte, Emilia-Romagna, Lazio e Sicilia, fanno sapere ancora gli esperti, il tasso di mortalità materna “è due volte più elevato tra le donne con un basso livello di istruzione rispetto a quelle con un titolo di studio superiore”. Tra le principali cause di morte materna da complicazione ostetrica diretta, quindi, ci sono “emorragie (52%), disturbi ipertensivi (19%) e tromboembolismo (10%). Mentre le principali cause di morti indirette – aggiungono ancora – sono rappresentate da disturbi cardiovascolari (36%), disturbi cerebrovascolari (21%) e neoplasie (14%). Il suicidio, infine, è risultato responsabile del 12% del totale delle morti materne nella sorveglianza italiana”.
Il ministero della Salute, intanto, ha ritenuto prioritario dotarsi “di un sistema di sorveglianza in grado di rilevare e valutare ogni morte materna- si legge sul sito del dicastero- attraverso indagini confidenziali per identificare eventuali criticità assistenziali o organizzative suscettibili di miglioramento e per ridurre i decessi evitabili stimati pari al 50% nei Paesi socialmente avanzati. Per questo motivo il sistema, grazie al coordinamento dell’Iss, prevede anche la produzione di linee guida e raccomandazioni per la pratica clinica oltre ad attività di ricerca e aggiornamento continuo dei professionisti”. (DIRE)