Naufragio Cutro e disturbo post traumatico da stress: psicologa attiva sportello d’ascolto gratuito
L’esperta riceverà ogni martedì e venerdì presso la struttura Fisiopoint di Massimiliano Periti a Isola di Capo Rizzuto oppure online, contattandola sui social.
70 morti, 81 superstiti, decine di dispersi. E’ questo il bilancio, purtroppo provvisorio, del naufragio di migranti avvenuto il 26 febbraio 2023 sulla spiaggia di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone. Un evento drammatico, che ha scosso profondamente la comunità locale, nazionale e internazionale. Sul posto sono ancora in corso le ricerche: ieri il mare ha restituito due corpi, due bambini. Il lavoro dei soccorritori è incessante, fin dalle prime ore. Instancabili, tutti. Un evento tragico, che ha segnato un cambiamento in ognuno di noi, soprattutto in chi è in prima linea. Se da una parte, tanti volontari, psicologi, assistenti sociali stanno supportando doverosamente i familiari delle vittime e i superstiti, dall’altra potrebbe esserci l’esigenza di fornire sostegno psicologico anche a chi da quella maledetta domenica di fine febbraio sta operando in mare e a terra per riuscire a recuperare i corpi di chi non ce l’ha fatta.
Per questo, la dottoressa Carmela Maiolo, psicologa clinica ed esperta in psicologia giuridica in ambito civile e penale, ha deciso di mettere a disposizione gratuitamente la sua professionalità a chi sentisse l’esigenza di esternare il suo dolore, il suo stato d’animo dopo aver vissuto quei tragici momenti. L’esperta riceverà ogni martedì e venerdì presso la struttura Fisiopoint di Massimiliano Periti a Isola di Capo Rizzuto oppure online, contattandola sui social.
Di seguito, il suo intervento sui tragici fatti di Steccato di Cutro e su come riconoscere un eventuale disturbo post traumatico da stress.
Naufragio Cutro e disturbo post traumatico da stress: ecco lo sportello d’ascolto gratuito
E’ passata esattamente una settima da quella tragedia immane avvenute nelle acque crotonesi, nello specifico tra Cutro ed Isola di Capo Rizzuto. Nel giro di poche ore quel mare splendido, conosciuto per le sue acque cristalline e le bianche spiagge, si è trasformato in un cimitero, sotto gli occhi attoniti di chi si è recato sul posto.
Mentre in Parlamento si discute e si trasforma l’accaduto in una questione politica, in slogan da lanciare da una parte all’altra tra i banchi di maggioranza ed opposizione, litigi e quant’altro, qui, in questo lembo di terra, cala il sipario delle passerelle e la gente viene lasciata sola a se stessa. Sola nel dolore, nel ricordo, nello sgomento di quanto accaduto, nelle immagini che passeranno a ritmo di flash back e resteranno per sempre impresse negli occhi e nella memoria di chi si è recato sul posto a prestare i primi soccorsi, di chi – volontari, gente comune, forze dell’ordine, giornalisti, tutti – a suo modo ha cercato di estrarre dal mare in tempesta più corpi possibili nella speranza di salvarli tutti.
Centinaia di persone che per giorni interi sono stati sul posto, cercando in ogni modo di mettere da parte le emozioni che stavano vivendo: non era il momento di lasciarsi andare ma cercare dentro di sé una forza sovrumana perché in quei momenti ogni attimo non può essere sprecato. Si deve dare sempre di più, ci sono in ballo vite umane da salvare. E cosi è stato, tutti uniti nel dolore a dare il massimo, ma quel massimo non è bastato e si deve fare la conta dei superstiti, dei morti.
Passata l’adrenalina si torna a fare i conti con le emozioni vissute, giorno e notte: queste persone ripercorreranno ogni momento, nonostante la vita deve andare avanti, si sveglieranno la notte con le immagini di quanto hanno vissuto e la loro mente ripercorrerà ogni singolo attimo modificandone anche il ricordo. Qualcuno si chiederà “forse potevo fare di più, forse se…“.
Le notti passeranno tra ricordare, non dormire, ansia, tachicardia, sudorazione, sveglia improvvisa con l’immagine di quel bambino tra le braccia, dei sacchi bianchi disposti sulla sabbia, i volti impauriti dei superstiti, i pianti dei sopravvissuti, le urla strazianti di chi ha dovuto riconoscere il corpo ormai senza vita di un parente. Tutto questo si chiama disturbo post traumatico da stress, che se non curato può diventare invalidante.
Ma vediamo insieme i sintomi e come riconoscerli: difficoltà nel controllo delle emozioni, irritabilità, rabbia improvvisa, confusione emotiva, depressione, ansia, insonnia, la determinazione ad evitare qualsiasi atto che li costringa a ricordare l’evento traumatico. Tutto quanto descritto è lo stato in cui si trovano o potrebbero trovarsi le persone che a vario titolo sono state impegnate sul luogo in questi giorni, è normale vivere queste emozioni, così come normale è chiedere aiuto nell’elaborare quanto vissuto ed andare avanti, perché la vita va avanti e va vissuta.
*La dottoressa Carmela Maiolo è psicologa clinica ed esperta in psicologia giuridica in ambito civile e penale.