No vax: fondo dal Viminale per indennizzi a amministratori minacciati
Il problema delle intimidazioni no vax agli amministratori locali “da tempo è seguito con la massima attenzione dal ministero dell’Interno”. L’ultimo caso ha visto protagonista il presidente della provincia autonoma di Trento e prima di lui, tra gli altri, i governatori di Toscana, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, e Liguria. E così ieri il sottosegretario Nicola Molteni, in una commissione alla Camera seguita dalla Dire, ha spiegato che per arginare gli odiatori anti-vaccino che se la prendono con amministratori e rappresentanti istituzionali, ci sono due strumenti, di cui uno molto recente. Il primo è l’istituzione al Viminale di uno specifico Osservatorio “per favorire e potenziare lo scambio di informazioni e il raccordo tra Stato ed enti locali allo scopo di individuare strumenti di contrasto e indicare strategie di prevenzione”. Ma “ulteriore, tangibile, prova dell’attenzione del Governo” è il fondo, nato con l’ultima legge di bilancio, e affidato al ministero dell’Interno, con una dotazione di cinque milioni di euro all’anno (per ogni anno dal 2022 al 2024) con cui “finanziare le iniziative degli enti locali per la promozione della legalità”.
Ma non solo: quei soldi serviranno anche per “misure di ristoro del patrimonio dell’ente locale o degli amministratori locali vittime di intimidazioni connesse all’esercizio delle funzioni istituzionali esercitate”, ha detto Molteni incassando il plauso di Felice Maurizio D’Ettore (Coraggio Italia) che aveva portato all’attenzione del Viminale la sfilza di intimidazioni ai presidenti di Regione, sindaci e amministratori. Ben venga, ha detto, “il lavoro svolto dal ministero dell’Interno” e la “sensibilità”: dalle parole di Molteni, del resto, è emersa “la gravità della situazione”. Per D’Ettore, poi il fondo da cinque milioni andrebbe anche incrementato. Il ministero dell’Interno, ha detto ancora Molteni, è impegnato a “scongiurare possibili riflessi negativi” della pandemia “sull’ordine e la sicurezza pubblica” e ad evitare “azioni illegali o violente in grado di turbare, tra l’altro, il libero e sereno svolgimento delle funzioni amministrative demandate ai rappresentanti istituzionali e ai presidenti di Regione”.
Per contrastare le campagne d’odio, veicolate principalmente attraverso il web, la Polizia di Stato, grazie al contributo specialistico del Polizia Postale e d’intesa con le Procure, ha avviato “un’intensa attività info-investigativa” che, ad oggi, ha consentito di deferire, a vario titolo, all’Autorità giudiziaria 1.884 persone e di arrestarne 106. Si sono tenute d’occhio le piattaforme di comunicazione online, per “mitigare in via preventiva” la minacce e “rafforzare l’attività di contrasto”. In particolare sono stati ‘attenzionati’ oltre 300 gruppi-canali di varie piattaforme. E grazie a questa attività, ad esempio, a novembre a Torino sono scattati 17 decreti di perquisizione a carico dei soggetti più radicali affiliati al canale Telegram ‘Basta Dittatura’. Ma ci sono state anche “numerose altre attività”, ha detto Molteni: “Al momento, le attività investigative, tutte molto complesse, hanno consentito di deferire 101 persone alle Autorità competenti, nonché di individuare compagini associative”.
Per D’Ettore, proprio per il “carattere associativo” di queste iniziative di protesta occorre “contrastare con estrema fermezza tali atti criminali, anche attraverso l’introduzione di specifiche e più severe norme penali, in quanto quelle vigenti non appaiono sufficienti, al fine di evitare che dalle minacce e dalle intimidazioni si passi al compimento di atti più gravi”. (