Non si può dimenticare un bambino ammazzato dalla ‘Ndrangheta
CROTONE – La vita di Domenico Gabriele si è fermata a 11 anni. Ucciso per errore mentre giocava a calcetto. Si trovava nel luogo scelto dai killer della ‘Ndrangheta per compiere un agguato mafioso. Era l’estate del 2009 e dopo tre mesi di sofferenza, durante i quali il piccolo Dodò ferito gravemente lottava tra la vita e la morte in un letto d’ospedale, Giovanni e Francesca perdevano il loro unico, amatissimo figlio. Strappato via alla sua famiglia dalla barbarie mafiosa. Da 7 anni, questi genitori convivono con un dolore lacerante che hanno però saputo trasformare in impegno e testimonianza. Non solo a Crotone, città dove vivono. Ma ovunque ci siano ragazzi pronti ad ascoltare la loro storia e quella di Dodò. Perché non si può dimenticare un bambino ammazzato dalla ‘Ndrangheta. Bisogna fare memoria. Ed è per questo che è nata l’Associazione Dodò Gabriele, presentata questa mattina nella sala consiliare del Comune di Crotone. “Il mio bambino è stato ucciso a 11 anni, non ha avuto la possibilità di crescere per realizzare i propri sogni e i propri progetti”. Ogni volta che Francesca parla di suo figlio i suoi occhi si riempiono di lacrime. “Ricorderemo Dodò attraverso l’impegno sociale e attività benefiche” spiega ancora commossa.
Tra gli scopi elencati nello statuto dell’associazione ci sono “l’istruzione come antidoto alla devianza della sub-cultura mafiosa e della altre forme di illegalità; la promozione di analisi e ricerche per rendere noti i fenomeni deteriori dell’illegalità: promuovere e favorire iniziative nel mondo della giustizia, della scuola e in ogni altro ambito sensibile, per contribuire al confronto e alla crescita civile e culturale; utilizzare gli strumenti di coinvolgimento (dibattiti, seminari, convegni, presentazioni e altre manifestazioni pubbliche) in tutti gli ambiti privilegiati e non, per diffondere la cultura della legalità; creare una rete con tutte le associazioni che sviluppino azioni simili sul territorio regionale. “Quest’associazione è nata per portare avanti un nome e un cognome, Domenico Gabriele, perché la memoria viva sempre – aggiunge Giovanni Gabriele – continueremo ad andare nelle scuole di tutta Italia per smuovere le coscienze affinché fatti del genere non accadano più”. In realtà, Giovanni e Francesca, con giovani e studenti, ci parlano da 7 anni. Lo hanno fatto proprio di recente in Veneto e in Toscana.
Tra i soci fondatori dell’associazione ci sono, oltre ai genitori di Domenico, anche alcune delle persone che hanno accompagnato Francesca e Giovanni in questi anni di sofferenza senza far mai mancare loro aiuto e sostegno, come il dirigente scolastico dell’Istituto che frequentava Domenico, Franco Rizzuti. “Sono orgoglioso di essere tra i soci fondatori di questa associazione che ricorda Dodò. Vuol dire che in me i suoi genitori non hanno trovato il solito burocrate, ma un amico” dice in conferenza stampa. “Aspettiamo sempre tragedie come queste per reagire mentre a me piacerebbe che imparassimo a creare qualcosa di costruttivo prima che avvenga quel qualcosa che distrugge. In questo caso è stata distrutta una famiglia. Una famiglia che saputo reagire valorizzando la figura di Domenico e condividendo ideali come solidarietà, legalità, rispetto reciproco. Ne abbiamo tanto bisogno in questo territorio. Ci auguriamo di non restare soli in questa battaglia”.
Sette anni senza Dodò, dunque, che “solo fisicamente non è più con noi, perché lo sentiamo sempre vicino, ogni giorno. Noi continueremo a festeggiare il suo compleanno, come abbiamo sempre fatto” continua Giovanni, che ci ricorda che il prossimo 17 ottobre suo figlio “compie 18 anni”. Come ogni adolescente che arriva alla maggiore età, anche Dodò avrà la sua festa. Una manifestazione che coinvolgerà tutta la città e tanti amici provenienti da ogni parte di Italia. Non mancheranno i suoi compagni di scuola, che con entusiasmo hanno accettato di contribuire a ricordare quell’amico che non c’è più. Un corteo, la proiezione di un video e una rappresentazione teatrale. “Non so bene ancora come definire la manifestazione che stiamo preparando” spiega Giovanni Esposito, della cooperativa Macramè di Campi di Bisenzio (FI), amico dei coniugi Gabriele chiamato a fare da regista all’evento. Esposito conosce Giovanni e Francesca da quando questa tragedia si è abbattuta sulla loro famiglia. “Ogni volta che torno a Crotone provo un sacco di emozioni, mi sento subito a casa. E’ come se ogni volta ci fosse Domenico ad accompagnarmi” esordisce in conferenza stampa. “Sono abituato a lavorare con i ragazzi, entro nelle scuole e sono loro a riempirmi il cuore di speranza, mi danno speranza per il futuro”. Nell’iniziativa del 17 ottobre prossimo sono stati coinvolti gli ex compagni di scuola di Domenico: “a loro ho chiesto di raccontarmi, attraverso i loro ricordi, chi era Domenico e cosa è successo nelle loro vite dopo la sua morte. Non so ancora cosa verrà fuori ma di certo sarà un bel regalo di compleanno per Dodò”.
Alla conferenza stampa erano presenti, tra gli altri anche il giornalista Bruno Palermo, autore del libro di recente pubblicazione “Al posto sbagliato. Storie di bambini vittime di mafia”, che è stato vicino ai coniugi Gabriele fin da subito; l’avvocato Floriana D’Oppido, che ha seguito il processo sull’omicidio di Dodò; Rocco Mangiardi, testimone di giustizia di Lamezia Terme (leggi l’intervista); Antonio Tata di Libera Crotone; Francesco Vignis dell’Ufficio Comunicazione del Comune di Crotone; Mariella Maio, in rappresentanza del movimento politico Risveglio Ideale. Tra coloro che hanno già aderito all’associazione anche Don Luigi Ciotti, l’onorevole Angela Napoli e il magistrato dell’antimafia di Catanzaro Salvatore Curcio.
Il primo impegno ufficiale dell’Associazione Dodò Gabriele è a Messina per il 20 e 21 marzo in occasione XXI Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie “Ponti di memoria, Luoghi di impegno” organizzata da Libera, cui l’associazione aderisce.
Testimonianza, memoria e impegno sociale. Giovanni e Francesca vivono solo per questo, ormai. Lo devono a loro figlio e a loro stessi. Anche se andare avanti non facile: “La nostra forza siete voi tutti. Siete voi perché ci date la spinta a reagire, di uscire fuori da questa sofferenza che comunque non finirà mai. Ci date l’opportunità di essere vivi e di vivere per lui nonostante il dolore, le nostre paure e le nostre fragilità. La nostra forza sono soprattutto i ragazzi che incontriamo nelle scuole, le loro facce pulite e la loro voglia di un futuro migliore”. Pronuncia queste parole con la voce tremante, Francesca. Poi si asciuga le lacrime, sorride e ci saluta.
Francesca Caiazzo