Non solo cancro, a Crotone i veleni uccidono. Un’analisi oltre i dati del Registro Tumori
(di Francesca Caiazzo) L’incidenza dei tumori nella provincia di Crotone è in linea con quella registrata in tutto il Sud Italia. Questo è quanto comunicato ieri nel corso di una conferenza stampa convocata dai vertici delle Asp di Crotone e di Cosenza, Sergio Arena e Raffaele Mauro, alla presenza del consigliere regionale Michele Mirabello, presidente della Commissione regionale Sanità, per annunciare l’accreditamento del registro tumori integrato Crotone-Cosenza da parte del’Airtum (Associazione Italiana Registro Tumori).
Un accreditamento atteso, perché la raccolta dei dati sulle patologie tumorali maligne riveste una duplice e importante finalità: da una parte serve per lo studio e l’approfondimento epidemiologico dall’altra per promuovere azioni da parte delle istituzioni volte alla tutela della salute.
Il lavoro fatto dagli uffici di Crotone e di Cosenza, guidati rispettivamente dal dottor Giancarmine La Greca e dalla dottoressa Anna Giorno, è stato duro e reso ancor più faticoso dalla burocrazia: molti ospedali del Nord Italia, ad esempio, hanno opposto resistenza nel trasmettere dati e cartelle cliniche per motivi di privacy.
I numeri ci dicono che dal 2006 al 2008 sono stati rilevati 12.994 casi di tumore maligno nelle due province, dei quali 2.380 nel crotonese. Dunque, circa 750 casi all’anno, così come ci si attendeva. Numeri, che sono perfettamente in linea con quelli registrati nelle altre regioni meridionali. Anche se, nella città di Crotone, qualche anomalia è stata rilevata: il tasso di standardizzazione relativo al cancro allo stomaco, ad esempio, sia negli uomini che nelle donne, risulta essere leggermente sopra la norma. Perché ciò avvenga non è facile dirlo: colpa di eventuali cibi contaminati che ingeriamo o di un batterio o forse ancora perché a Crotone si è all’avanguardia nella diagnosi precoce di tale patologia? Al di sopra della media del Sud anche il tasso di standardizzazione del tumore al colon retto, in entrambi i sessi, e quello del tumore alla mammella nelle donne.
A Crotone, dunque, ci si ammala di cancro come nel resto di Italia? Stando ai dati, sembrerebbe di sì anche se per avere contezza dell’andamento delle patologie tumorali serve avere almeno numeri relativi a cinque anni consecutivi. I dati fin qui raccolti, essendo al momento relativi al solo triennio 2006-2008, rappresentano una prima, importante base di partenza. Ora, però, bisogna continuare. Stando a quanto comunicato, quelli del 2009 sono già stati inseriti e su quelli del 2010 ci si sta ancora lavorando.
Bisognerebbe fare presto. Perché senza dati certificati non potremo mai avviare uno studio sulla correlazione tra inquinamento e patologie, non solo tumorali. I veleni che continuano a farci compagnia, infatti, non sono solo causa di cancro, ma sono responsabili anche di altre importanti malattie come quelle che colpiscono il sistema circolatorio.
A tal proposito, Arena ha annunciato che a breve partiranno attività di monitoraggio sulle patologie maggiormente correlate alle zone altamente inquinate: grazie a convenzioni siglate con i Cnr di Palermo e Pisa si avvierà uno studio sulle donne in gravidanza e sui bambini e sulle patologie cardiovascolari.
Alla luce di quanto detto fino ad ora, torna utile rileggere il recente Studio epidemiologico dei siti contaminati della Calabria: obiettivi, metodologia, fattibilità – a cura di Pietro Comba e Massimiliano Pitimada del Dipartimento di Ambiente e Connessa Prevenzione Primaria dell’ISS – relativo agli anni 2006-2012 e pubblicato nel maggio dello scorso anno. Secondo questo studio dell’ISS, a Crotone, il numero maggiori di ricoveri si registrano per malattie dell’apparato dirigente, del sistema respiratorio e di quello circolatorio e per tumori maligni. Per quanto riguarda la mortalità, invece, le cause sono quasi a pari merito le malattie del sistema circolatorio e le patologie tumorali maligne. E chiare sono le conclusioni: “si osservano nel Comune di Crotone significativi eccessi di mortalità e ospedalizzazione per numerose patologie tumorali e non tumorali, per alcune delle quali è accertato, o sospetto, un ruolo eziologico dei contaminati presenti nel sito”.
Che a uccidere maggiormente i crotonesi siano il cancro o le malattie cardiovascolari, poco importa. Ciò che conta è la causa che sta alla base delle due patologie, quei veleni che giacciono indisturbati intorno e dentro la città. Mentre si attende la bonifica, continuano a far ammalare e a uccidere. E per qualcuno, tutto questo è nella media.