Omicidi Roma Prati: spree killer o serial killer?

Il contributo della dottoressa Carmela Maiolo, psicologa clinica ed esperta in psicologia giuridica in ambito civile e penale, sugli omicidi di Roma che hanno scosso la città e l’Italia intera.

di Carmela Maiolo* – Tre prostitute sono state uccise a Roma. Zona Prati si è trasformata in questi giorni in una vera scena del crimine, di quelle che si è abituati a vedere nelle serie tv americane, lasciando attoniti residenti e lavoratori. Eppure quello che succedeva all’interno di quei palazzi, in appartamenti anonimi, così come anonime sono a tutt’oggi due delle tre vittime, è sempre stato sotto gli occhi di tutti e ben accettato.

Omicidi Roma Prati, le vittime e l’anonimato

I vicini, i condomini e chi conosceva le vittime (due di nazionalità cinese e una colombiana) le definisce persone silenziose, discrete, sicuramente con quel tipico atteggiamento di chi vuole o deve restare anonimo. Infatti, queste donne vivevano una vita nell’anonimato, costrette a prostituirsi per vivere, per mantenere la famiglia, oppure portate in Italia con l’inganno di una prospettiva migliore di vita ma finite nel giro della prostituzione.

Vite spezzate, distrutte, negate di ogni diritto e dignità anche e soprattutto di una identità, infatti due dei tre corpi ancora oggi sono privi di un nome e nessuno che ne reclama la familiarità.

Omicidi Roma Prati, Spree Killer o Serial Killer?

Si fa presto a parlare di serial killer ma vediamo nello specifico chi è e come agisce. Di certo per essere definito tale sono necessari almeno tre vittime, in eventi distinti, luoghi separati e con un periodo di intervallo emotivo fra un omicidio e l’altro, ciò non toglie che in ciascun evento il soggetto può uccidere più di una vittima.

L’assassino potrebbe essere definito uno Spree Killer, colui che uccide in modo compulsivo due o più vittime in luoghi vicini e con un lasso di tempo molto breve.

Tali crimini spesso hanno un’unica causa scatenante e sono tra loro concatenati. Il soggetto non conosce le sue vittime, e, lasciando molte tracce dietro il suo passaggio, tende ad essere catturato facilmente. Chi ha ucciso, non si è curato di occultare le possibili prove, i cellulari, lasciando innumerevoli impronte sul luogo del crimine.

Tutte e tre le vittime avevano in comune l’essere prostitute di nazionalità straniera, potremmo ipotizzare che possa essere la causa scatenante, diciamo un’avversione verso la categoria, un problema irrisolto, una frustrazione, una repulsione, qualcosa che ha fatto scattare in lui la furia omicida.

Una personalità borderline

Per l’omicidio delle tre prostitute a Roma Prati, è stato arrestato un pregiudicato romano, Giandavide De Pau, di 51 anni. L’uomo, durante l’interrogatorio durato oltre sette ore, ha confessato di essere stato nella casa con le cinesi e di ricordare solo tanto sangue.

Dalle ricostruzioni di questi giorni sul presunto assassino, dalle sue dichiarazioni rese davanti agli organi di giustizia e semplicemente facendo una disamina di quanto emerso, se dovessimo analizzare la personalità del soggetto oggi in stato di fermo, potremmo ipotizzare di inquadrarlo in un disturbo di personalità di tipo borderline, irascibile, con repentini cambi d’umore, deliri.

Il blackout (così come definito nella deposizione del presunto assassino) mentale, potrebbe anche essere un meccanismo di difesa intrinseco, un non accettare quanto si è commesso, così come i deliri, potrebbero essere anch’essi utilizzarti per far assumere una connotazione diversa alla realtà, per renderla più accettabile a se stesso. Inoltre, la dipendenza da sostanze, che solitamente è legata a doppio filo con il disturbo di personalità di tipo borderline, ne costituirebbe un aggravante.

 

In foto: dottoressa Carmela Maiolo

*La dottoressa Carmela Maiolo è psicologa clinica ed esperta in psicologia giuridica in ambito civile e penale.