Omicidio della psichiatra: le proposte della Psichiatria Forense per possibili azioni preventive
Il Presidente della Società Italiana di Psichiatria Forense propone di attuare azioni educative, nuove strutture sociali long-term ripartendo dalla proposta di riforma Cendon, dimenticata
La domanda che ricorre da qualche giorno, dopo il drammatico omicidio della psichiatra Capovani a Pisa, è sempre la stessa: era prevedibile?
“L’omicida non era considerato un malato di mente da “curare” e non presentava gli estremi di legge per essere sottoposto a Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO). Con la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) – precisa Enrico ZANALDA, Presidente della Società Italiana di Psichiatria Forense* – si vuole delegare alla psichiatria una funzione di tutela sociale che non siamo in grado né vogliamo soddisfare”. COSA AMPLIFICA IL RISCHIO (NELLE PERSONE SANE E IN QUELLE MALATE) “Noi possiamo curare le malattie mentali, se forniti di adeguate risorse, svolgendo anche attività preventiva sulle acuzie cliniche riducendo così al minimo il ricorso ai TSO. Tuttavia, non siamo in grado di costringere nessuno a curarsi se non collabora nel lungo periodo e tantomeno a prevenire comportamenti illeciti o violenti di persone non malate di mente. I comportamenti illeciti dei nostri pazienti – spiega ZANALDA – non sono più frequenti di quelli della popolazione generale e i comportamenti violenti sono determinati da una somma di fattori di cui la malattia mentale, quando presente, può essere una delle componenti e non sempre quella fondamentale. L’uso di sostanze, ad esempio, è sicuramente un grande amplificatore del rischio di comportamento violento nella persona sana come in quella malata di mente”. COERCIZIONE NON SANITARIA PER ALCUNE FRAGILITA’: LA PROPOSTA DEL 2020 “Nel 2020 fu presentata da Paolo Cendon una proposta di riforma dell’art. 411 del codice civile che dava maggiori poteri al Giudice Tutelare per una coercizione non sanitaria di determinate fragilità. Questo potrebbe essere un punto di partenza – continua ZANALDA – per aiutare soggetti fragili come le persone con disabilità intellettiva, dipendenza da sostanze e disturbo di personalità antisociale, a effettuare dei percorsi rieducativi sociali, prima che commettano quei reati gravi. Queste persone non hanno consapevolezza del loro grave disagio sociale e pertanto devono essere tutelate da loro stesse. Per questi soggetti i trattamenti psichiatrici anche in REMS non sono utili”. STRUTTURE SOCIALI LONG-TERM E PIU’ SPAZIO AL DIRITTO CIVILE “Qualora si abbia un comportamento pericoloso prima che venga commesso un reato grave, il Giudice Tutelare dovrebbe avere il potere di assegnare questi soggetti a strutture sociali long-term, non ancora presenti ma facilmente realizzabili, sempre se vi è la volontà politica. Da tali strutture questi soggetti potranno uscire dopo un lungo periodo di permanenza obbligata – prosegue ZANALDA – durante il quale hanno dimostrato di avere la capacità di gestirsi nella società e nelle relazioni con gli altri senza l’uso della violenza. Questo permetterebbe di intervenire prima che si debba agire penalmente per quelle situazioni esplosive di antisocialità, non dipendenti dalla malattia mentale, con il livello di garanzia di un Giudice Tutelare”. L’AZIONE PREVENTIVA DEL GIUDICE TUTELARE A CUI POTERSI RIVOLGERE “E’ necessario rivedere i poteri del Giudice Tutelare conferendogli la potestà di decidere a seguito del ricorso delle stesse persone beneficianti a titolo preventivo, dei familiari dei soggetti fragili o dei servizi sociali, psichiatrici o delle dipendenze. Al soggetto – conclude ZANALDA – verrebbe garantito il contraddittorio davanti al Giudice garante della sua tutela e della sicurezza sociale, svolgendo un’azione preventiva rispetto al probabile reato penale”. * La Società Italiana di Psichiatria Forense (www.societàitalianadipsichiatriaforense.it) rappresenta la categoria che studia i risvolti medico-legali e le problematiche forensi che si affrontano in ambito penale e civile con soggetti affetti da patologie psichiche. Queste valutazioni servono a stabilire le condizioni mentali di un soggetto in riferimento a un particolare reato e a un preciso momento del corso giudiziario