Opg, ancora 4 strutture “superstiti”
ROMA – Sono ancora 164 gli internati negli ospedali psichiatrici italiani. A un anno dalla scadenza prevista (31 marzo 2015) per la chiusura di tutti gli opg, nella realtà si registrano ancora strutture “superstiti”: al 15 dicembre scorso risultano attivi, infatti, l’opg di Montelupo Fiorentino (48 persone all’interno), quello di Reggio Emilia (19 persone), di Aversa (41), Barcellona Pozzo di Gotto (40 internati) e Napoli Secondigliano ( che però in seguito è stato chiuso). E’ quanto si legge nella IV relazione al Governo sul superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, presentata al Parlamento. Secondo il documento (sempre alla data del 15 dicembre) sono invece 455 (di cui 65 donne) le persone trasferite nelle Rems attivate dalle Regioni.
Alla luce di questi numeri, Stop Opg, la storica associazione che si batte per il superamento definitivo degli ospedali psichiatrici chiede al Governo di nominare un commissario che possa intervenire sulle Regioni inadempienti, e sui quattro opg “superstiti”. “Solo Napoli Secondigliano è stato chiuso. Gli altri Opg(Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino, Aversa e Barcellona Pozzo di Gotto), pur con un numero ridotto di persone internate, sono ancora aperti – spiegano . Stefano Cecconi, Vito D’Anza, Giovanna Del Giudice in una nota – . Quello di Castiglione delle Stiviere ha solo cambiato targa trasformandosi da Opg in Rems con oltre 200 internati. A quasi un anno dalla data fissata per la chiusura degli Opg (31 marzo 2015) il ritardo accumulato per responsabilità delle regioni inadempienti si somma ora a quello del Governo che indugia inspiegabilmente nella nomina del commissario”.
Secondo l’associazione il Commissario deve intervenire “per garantire ad ogni internato la dimissione e poter chiudere così gli Opg ma soprattutto dovrà occuparsi della corretta applicazione della legge 81/2014, che indirizza gli interventi verso progetti di cura e riabilitazione individuale da svolgersi preferibilmente senza misura di sicurezza detentiva”. “Come indica la stessa Relazione al Parlamento, questo è possibile nella stragrande maggioranza dei casi – continua la nota -. Così anche il ruolo delle Rems – e quindi della misura di sicurezza detentiva – può e deve diventare residuale rispetto all’assistenza che deve svolgersi nel circuito del servizi di salute mentale territoriali (ai quali vanno subito assegnate le risorse), seguendo finalmente le indicazioni della legge 180 che ha sancito la chiusura dei manicomi”. (Agenzia Redattore Sociale)