Palermo, da vittime di tratta a “stiliste”
PALERMO – Tante borse colorate realizzate da fodere di ombrelli e da altri tessuti riciclati saranno presto pronte per essere vendute nei mercatini natalizi di beneficenza. A realizzarle, insieme ad altri piccoli prodotti artigianali come tovaglie, portatovaglioli, magliette sono, da una settimana, 15 donne nigeriane che, come ex vittime della tratta, si sono costituite recentemente insieme ad altre ragazze nell’associazione “Le ragazze di Benin City”. Dentro il centro Arcobaleno, dove lavorano in una grande stanza, ci sono 3 macchine da cucire ma per lavorare bene ce ne vorrebbero almeno quattro. Il loro obiettivo principale è quello di iniziare, in questo primo momento, un’attività lavorativa che con il tempo possa aiutare altre giovani ad uscire dalla strada per cambiare completamente vita.
A parlare dell’iniziativa sono Vero e Osas. Vero ha 44 anni, è mamma di 4 figli, avuti dal suo precedente marito, che vivono in Nigeria. Oggi è sposata con un italiano da 9 anni ed è a Palermo da 16 anni. “Al centro vogliamo, oltre a portare avanti il taglio e cucito, anche dedicarci ai capelli, facendo le acconciature tradizionali del nostro Paese – dice -. Le idee sono tante ma intanto stiamo iniziando con le borse che proporremo per questo periodo di feste. Per potere mantenere le nostre famiglie abbiamo bisogno di lavorare e questa è sicuramente l’opportunità per riuscire ad aiutare anche altre nostre connazionali ad uscire dalla strada. Si può cambiare vita sopratutto a partire da un lavoro“.
Anche Osas, che è a Palermo da 13 anni, ha 34 anni ed è sposata con due bimbi, la pensa allo stresso modo. “Sono uscita dalla strada grazie al progetto Maddalena. Ho fatto diversi lavori ma questo è un periodo difficile – dice -. Se riusciremo a portare avanti questa attività potremo pure iniziare a lavorare da Gennaio come unità di strada non appena avremo un pulmino. Inoltre l’idea è pure quella di aprire una piccola casa di accoglienza. Speriamo di riuscirci”.
“L’intenzione ancora più importante è quella – spiega ancora Vero – di aiutare le ragazze non solo in città ma anche nel nostro Paese. Se il progetto va bene vorrei, infatti andare a Benin City a parlare con le famiglie di queste ragazze. L’obiettivo deve essere quello di bloccare i viaggi. Nell’ultimo periodo sono arrivate ragazze molto piccole costrette a stare sulla strada e questo non è possibile che non si possa fermare. Spero di essere aiutata perchè non ho paura”.
“Aiutarle non è facile perchè soprattutto le più piccole hanno paura che si faccia del male alle famiglie rimaste in Nigeria. Sappiamo che negli ultimi anni ormai le ragazze – aggiunge anche Osa – non arrivano più come abbiamo fatto noi in aereo ma attraversano il mare con le barche dalla Libia. Quello che si deve combattere sono tutte le persone che permettono tutto questo traffico. (Redattore Sociale)