Palermo, famiglie e disabili protestano in catene

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PALERMO – Hanno sfidato con i loro figli il vento freddo dell’inverno per chiedere ancora una volta il diritto del proprio ragazzo ad essere uguale agli altri. Da quando, infatti, si erano incatenati lo scorso 13 ottobre, per chiedere che venisse garantito il diritto allo studio dei loro figli, è cambiato ben poco. Si tratta di famiglie, non solo già molto provate dalla disabilità del loro figlio, ma anche scoraggiate ed esasperate dalla continua assenza o erogazione a singhiozzo di servizi ritenuti fondamentali dalla convezione Onu per i diritti dell’uomo. La protesta è stata organizzata da Anffas onlus Palermo.

Dunque, alcuni genitori e disabili gravi insieme all’Anffas questa mattina si sono incatenati davanti ai cancelli dell’Ufficio scolastico regionale di via Fattori e davanti all’istituto alberghiero Cascino. Dopo una breve boccata di ossigeno di un solo mese, infatti, a mancare sono ancora una volta per tutti gli studenti disabili delle scuole superiori di Palermo e provincia, gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione, l’assistente igienico personale e il servizio di trasporto. Servizi ritenuti fondamentali per garantire che ogni studente con disabilità fisica o psichica possa essere messo nelle condizioni di frequentare la scuola come tutti gli altri compagni. La manifestazione arriva in continuità con quella dello scorso 13 ottobre, sempre su iniziativa di Anffas Palermo, quando genitori, familiari e alunni con disabilità si erano incatenati per lamentare il grave ritardo nell’assegnazione dei servizi scolastici di assistenza e trasporto degli studenti con disabilità.

“Mia figlia è arrivata al quarto anno di scuola superiore – dice con forza Giusi Adelfio, mamma di Giuliana, una ragazza con disabilità grave – e tutti gli anni subiamo sempre queste pesanti problematiche. Quest’anno, in particolare, la situazione è stata ancora più vergognosa rispetto a tutti gli altri anni perché i servizi sono partiti per un solo mese a novembre inoltrato. Ciò che ci fa più male è il disinteresse più totale di tutti. I ragazzi occupano le scuole per una palestra che non funziona, allora anche noi dovremmo occuparle per tutto quello che subiscono i nostri figli. Continuiamo a rimanere invisibili agli occhi di tutti forse perché siamo una minoranza? Gli insegnanti di sostegno riescono a fare quello che possono ma ad oggi abbiamo toccato il fondo e non sappiamo più cosa aspettarci”.

Tra i manifestanti c’è anche Giulio Tulumello di 19 anni che, nonostante la sua disabilità, si fa portavoce dei bisogni dei suoi coetanei con disabilità più gravi. “Studiare per noi diventa molto difficile – dice – perché continuiamo a non avere gli stessi diritti dei nostri compagni. Non ci sono assistenti che ci aiutano quando ci sono attività che richiedono l’uscita dalla classe, la stessa cosa vale per il momento della ricreazione e per chi ha bisogno del trasporto. Se io alcune cose le riesco a fare altri miei coetanei non vengono aiutati e tutto questo è un ingiustizia”.
“Dall’inizio della scuola per 39 giorni – racconta rammaricata Sara Landino, genitore di un figlio con una malattia genetica – ho assistito mio figlio all’ora di ricreazione perché non c’era nessuno che potesse aiutarlo. Poi c’è stata una brevissima pausa e adesso siamo punto e a capo. Come genitori ci sentiamo poco rispettati e, insieme ai nostri figli, continuamente presi in giro”.

“I diritti degli studenti con disabilità vengono ancora calpestati davanti agli occhi di istituzioni sorde e silenti. E’ incredibile come a distanza di pochissimi mesi sul piano dei diritti degli studenti con disabilità la situazione sia rimasta immutata – sottolinea Antonio Costanza, vicepresidente di Anffas onlus Sicilia -. Il diritto allo studio di centinaia di ragazzi e ragazze continua ad essere appeso ad un bilancio. Ad oggi il problema non interessa la parte spettante al comune ma le aree metropolitane (ex province) e la regione. Il disagio è molto forte nel trasporto per esempio se pensiamo che alcune famiglie che non possono permettersi di pagare un servizio privato non mandano a scuola i figli. E’ pure incredibile che, alcuni genitori, per mancanza degli assistenti specializzati, ogni giorno assistono a ricreazione il loro figlio. Vorremmo una volta e per tutte attenzioni e risposte concrete sia dal presidente della regione Rosario Crocetta che dal sottosegretario Davide Faraone. Sarebbe anche il momento che anche i dirigenti scolastici prendessero una posizione a difesa di questi studenti. Vorremmo anche che, oltre alle scuole pure tutta la società civile potesse sostenere  la causa di queste famiglie e dei loro figli Quest’anno scolastico è stato per loro peggio degli altri anni perché hanno iniziato a novembre, poi ci sono state le vacanze e adesso è tutto nuovamente fermo. Quale continuità scolastica si pensa di garantire a questi ragazzi quando le istituzioni li dimenticano, considerandoli di serie B?”. (Redattore Sociale)