Palermo, lettera al vescovo per trovare una casa a chi dorme in strada

homeless

PALERMORiutilizzare i beni comuni in disuso e abbandonati da anni, come le caserme, per fare nascere una realtà che accompagni e ospiti i circa 250 senza casa che dormono per strada girovagando ogni giorno per la città. A chiederlo con una lettera indirizzata al nuovo arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice è il comitato di lotta per casa 12 luglio.

Sono 250, infatti, “i fantasmi della città, una città che si è abituata allo spettacolo notturno delle famiglie e degli individui stranieri e italiani per strada – si legge nella lettera -. Esiste un solo dormitorio per quaranta posti affidato prevalentemente alla cura dell’associazione ‘La danza delle ombre’ come unico rimedio che da tre anni a questa parte ha saputo progettare il comune”.

“Da più di tre anni il fenomeno dei senza casa che dormono in strada – riporta la lettera -, talvolta con le loro famiglie e con i bambini al seguito, è costantemente in aumento senza che l’amministrazione comunale abbia messo in atto un progetto per sottrarre dalla strada i circa duecento cinquanta individui che soffrono il rigore dell’inverno e il caldo dell’estate”.

A fronte di tanti edifici pubblici abbandonati o messi all’asta ci sono sempre più poveri che, perdendo il lavoro, perdono anche la casa e finiscono in strada. Il volontariato non si è sottratto al dovere di sostenere in questi tre anni e mezzo, giornalmente, i poveri in strada, offrendo loro un pasto caldo la sera assieme a coperte e abiti per ripararsi dal freddo.

“Gli immobili pubblici abbandonati, ‘bene comune’, indispensabile per chi non ha un tetto sopra la testa, si preferisce da parte delle istituzioni, venga venduto all’asta, per quattro soldi, piuttosto che utilizzarli per chi non ha casa. Noi vogliamo utilizzare i beni comuni per la comunità più povera – recita il cuore della missiva -. Abbiamo sollecitato, in tutti modi, il comune perché attivasse una politica di utilizzo dei beni immobiliari pubblici attraverso l’auto-recupero, attraverso un modello di sviluppo che valorizzasse il patrimonio collettivo a favore dei più indigenti e mettesse in atto un modello di sviluppo sostenibile ed ecologico ma, la scelta politica attuale resta, invece, orientata verso modelli di sviluppo a vantaggio delle grandi imprese”.

“Ci rivolgiamo a Lei – continua la lettera – che sin dall’inizio del suo vescovado ha ribaltato la gerarchia dei valori di una politica che continua a produrre esclusione sociale e povertà, mettendo al primo posto gli ultimi e gli indigenti! La nostra proposta è semplice e realizzabile, se da Lei condivisa. Basterebbe una caserma abbandonata, ma ancora in buono stato, per dare ospitalità alle duecento e cinquanta persone che vivono in strada. Lo avevamo chiesto tre anni e mezzo fa al sindaco, ma inutilmente!Le chiediamo, a nome della chiesa palermitana e delle associazioni che da tempo si occupano dei senza casa, faccia richiesta al Ministero degli Interni, tramite il comando della divisione militare di Palermo, perché sia dato, in comodato d’uso, per un tempo determinato, una caserma non utilizzata, per accogliere le duecento e cinquanta persone che si trovano per strada. Sarà cura della Caritas e delle associazioni che si occupano dei senza casa, la gestione dell’immobile e delle persone ospitate, aiutandole per altro a ritrovare una propria autonomia economica che li possa fare uscire dall’esclusione sociale a cui sono stati condannati”.

“Essi, se ben guidati, dovrebbero essere gli artefici di un auto-recupero dell’immobile per adattarlo alle esigenze dei singoli e delle famiglie – conclude la lettera -. Palermo ha avuto grandi esempi di uomini illuminati, laici e religiosi, che hanno saputo portare ristoro ai poveri strappandoli dal loro destino di esclusi e reietti. Il Boccone del povero di Giacomo Cusmano accolse dalla strada poveri e bambini abbandonati, padre Messina fondò una comunità di religiose per accogliere bambini orfani abbandonati nel periodo post bellico, Francesco Paolo Gravina principe di Palagonia, nell’800 dedicò la sua vita ai poveri accogliendo, all’albergo dei poveri, oltre 1000 senza casa, strappandoli alla strada e al pericolo del colera che aveva colpito in modo grave la città. E’ a questa tradizione che vogliamo ricollegarci per rivendicare il diritto dei poveri ad avere una casa e un lavoro! Questo è d’altra parte il messaggio che ci viene da papa Francesco e che Lei sembra volere accogliere con intelligenza e determinazione!”. (Redattore Sociale)