Parata “Frontiere aperte” a Idomeni

Foto di Penelopy Fatourou su Pressenza.com

Il mese scorso, quando la coreografa Vilma-Villemini Andrioti, già volontaria di un’iniziativa di appoggio a migranti e rifugiati, sentì parlare della possibile chiusura della frontiera settentrionale della Grecia, decise che doveva fare qualcosa.

“Fino a quel momento non ero preoccupata, perché la gente poteva muoversi e ricevere aiuto, ma quando ho saputo della chiusura della frontiera mi sono chiesta cosa sarebbe successo se la gente non avesse potuto spostarsi. E questa preoccupazione mi ha spinto all’azione” ha spiegato.

Nel 2015 più di un milione di persone sono entrate nell’Unione Europea e circa l’80% è passata dalla Grecia. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le migrazioni (IOM) più di 102.000 persone hanno attraversato finora il Mar Egeo.

Vilma ha raccontato la sua idea ad altri artisti e dopo una ventina di giorni, il 20 febbraio 2016, la prima parata di artisti è stata organizzata nel campo di Idomeni.

“Panagiotis Hadjistefanou ci ha ispirati mettendo online il suo lavoro artistico, la commediografa Kostoula mi ha accompagnato in ogni passo di questa impresa e Penny Manolopoulou ha trovato uno sponsor che ha finanziato il nostro viaggio in pulman fino al confine.”

Hanno preso parte a questo viaggio trenta artisti, giornalisti, reporter e persone che volevano mostrare la loro solidarietà, provenienti da Grecia, Croazia, Olanda, Belgio, Canada, Svezia e Turchia.

“L’attività principale era costituita dall’idea di una marcia dal campo alla frontiera. All’inizio ho chiesto a ogni partecipante di preparare qualcosa che costituisse un breve racconto, una creazione sulle cose importanti che i profughi hanno portato con sé e su quelle che hanno dovuto abbandonare”.

I partecipanti –  artisti, rifugiati, migranti e bambini – si sono diretti verso la frontiera con cartelli e cappelli e portando il “lenzuolo dell’amore”, coperto di disegni augurali eseguiti dai bambini di un scuola elementare con l’incoraggiamento dell’artista Helen Karagiannis.

Partita dalle strutture di accoglienza lungo la ferrovia, la parata è diventata sempre più numerosa e ha raggiunto la recinzione al confine sotto la pioggia. Là, accompagnata dalle melodie e dal sentito incoraggiamento del compositore turco  Selim Dogru, la richiesta di un passaggio sicuro è stata espressa a voce alta in molte lingue.

Riguardo alle misure per affrontare il tema dei rifugiati però arrivano brutte notizie. Il giorno della parata hanno potuto attraversare il confine solo siriani e irakeni in possesso di un passaporto o una carta d’identità, oltre al documento fornito dalla polizia greca. Il giorno dopo un centinaio di afgani ha protestato perché all’improvviso non veniva loro permesso di passare.

“Ci hanno detto che ci sono nuove regole, ma senza spiegarci il problema e darci una risposta” ci ha detto Obaid, un afgano di 26 anni. “Ora non sappiamo cosa fare: tornare ad Atene o tornare alla guerra?” chiedevano Bashir Ahmand, di 45 anni e Ahmed Samir di 23.

Intanto un gruppo di partecipanti alla parata si è diretto al confine con l’artista croato Petar Grimani per rappresentare altri spettacoli.

Durante il suo soggiorno la Parata “Frontiere aperte” ha tenuto laboratori artistici per bambini, ballato, cantato canzoni composte per l’occasione e distribuito pasti e provviste offerti dalla mensa “Allos Anthropos” e dal gruppo di musicisti “Antisomata”.

E’ stata soprattutto l’esperienza di rimanere al campo con rifugiati e migranti a rafforzare i partecipanti e il loro messaggio di solidarietà. Il gruppo ha poi partecipato alla Marcia europea per i diritti dei rifugiati del 27 febbraio, dal Pireo a Victoria Square, mentre l’artista Petar Grimani ha organizzato un laboratorio di due giorni.

Vasiliki Mitsiniotou per Pressenza

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