Pax Christi incontra i Cappellani Militari
FIRENZE – “Come conciliare Vangelo e stellette, coscienza e obbedienza a ordini militari e di guerra? Si può benedire una guerra? Perché una Diocesi Militare? E il comandamento non uccidere? E l’amore per il nemico?” Queste le domande che hanno aperto il seminario promosso il 7 novembre scorso alla casa per la pace di Firenze, dal titolo significativo: “Pax Christi incontri cappellani militari”.
Erano presenti: don Enrico Pirotta, direttore dell’Ufficio Pastorale sociale in rappresentanza dell’Ordinariato Militare, con il grado di Colonnello; il professor Marco Giovannoni, docente di Storia della Chiesa all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Arezzo e don Renato Sacco coordinatore nazionale di Pax Christi. Il convegno è stato moderato da Fabrizio Truini, saggista.
La prospettiva storica è stata sintetizzata dal professor Giovannoni che ha indicato le tre modalità di discorso sulla pace: essa può essere mediazione, tradimento o testimonianza, ciò che avvenne nelle diverse epoche storiche. Il sistema internazionale, ha affermato, si fonda sulla guerra. Il Cappellano Militare ha difeso le ragioni dell’esistenza dell’istituzione ecclesiale denominata Chiesa Militare e quindi della sua convinta appartenenza ad essa: essere ‘fuori’ significa ‘non esserci’, ha sostenuto. Pur ribadendo che la guerra è alienum a ratione, ha detto esplicitamente che non è possibile portare altrimenti il messaggio evangelico tra i militari.
Don Renato Sacco ha ricordato che l’impegno di Pax Christi per la smilitarizzazione dei cappellani militari risale fin dagli inizi della vita del Movimento, e in particolare in Italia da un primo convegno del 1997, ed è continuato fino ad oggi.
E’ stato ribadito, anche da molti interventi dei partecipanti, che l’annuncio evangelico è inconciliabile non solo con la guerra ma anche con la stessa appartenenza ad una struttura come quella militare, ancora più nella situazione attuale, in cui non esiste più un esercito di leva ma solo di professionisti.
In tale contesto si è concluso che gli accordi tra Stato e Chiesa – che inquadrano i Cappellani militari nelle Forze Armate, con relative stellette e retribuzioni – stridono con la laicità dello Stato e con lo spirito del Vangelo della pace.
Al di là della buona volontà personale, l’istituzione stessa dell’Ordinariato Militare – come ci hanno profeticamente ricordato don Milani, padre Balducci, don Tonino Bello – significa un appoggio simbolico alle armi.
E se si può comprendere la volontà di assistere pastoralmente i militari si è convenuto che questa funzione non va assolta da sacerdoti con le stellette e pagati dallo Stato ma, per esempio, attraverso le Parrocchie nel cui territorio sono stanziate caserme e centri militari.
Sicuramente l’incontro ha segnato una tappa importante di un cammino di dialogo e di confronto che dovrà continuare in tutta la Chiesa durante e dopo il Convegno ecclesiale di questi giorni a Firenze, al quale Pax Christi ha fatto pervenire un documento in cui si chiede un impegno contro la guerra, contro una finanza sempre più in armi (es. banche armate) e per la smilitarizzazione dei Cappellani Militari.