(VIDEO) Pisa, il delfino e l’Arno
C’è un delfino che al mare preferisce Pisa (e chissà quanto brucia ai livornesi) e all’acqua salata nuotare in Arno. Pisa con la Torre che pende, piazza dei Miracoli e dal 31 dicembre 2016 anche un delfino tra i ponti della città. E però, per rimanere nel sacro, non si tratta di un miracolo ma di un evento naturale documentato con dovizia di particolari dall’Arpat, l’agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana. Un evento che, come spiegano gli scienziati, “è molto raro e non era mai stato registrato in Toscana prima d’ora”. Inoltre sorprendono “i giorni di stazionamento, davvero tanti”, così come “la distanza dalla foce è altrettanto sorprendente”. Si tratta di un esemplare di tursiope (Tursiops truncatus). Una specie che vive normalmente in mare e occasionalmente entra nei porti, lagune e fiumi, seguendo le prede o condizioni meteorologiche favorevoli. Se poi le condizioni favorevoli “si presentano in assenza di elementi di disturbo, l’animale può trovare opportuno stazionare per lunghi periodi in questi luoghi che non rappresentano proprio il suo habitat di vita”.
Così da alcuni giorni ormai il delfino sembra aver messo le tende all’altezza del ponte dell’Aurelia, lato città, a circa 9 chilometri dalla foce. Anche se, stando alla segnalazione del 25 gennaio 2017, il delfino avrebbe raggiunto il ponte della Vittoria, a pochi metri dalla stazione dei vigili del fuoco, il penultimo ponte più a monte della città di Pisa, distante circa 11 chilometri in linea d’aria dalla foce dell’Arno. Il delfino avrebbe quindi attraversato tutto il centro cittadino e ben 8 ponti, a più riprese, dal momento in cui è entrato nel fiume. Non sporadiche “visite”, insomma, ma un viaggio sempre di più verso il centro. “I fattori che stanno favorendo l’insolita presenza- spiegano dall’Arpat- sono quasi sicuramente l’acqua molto bassa di questo periodo e di conseguenza l’alta salinità, soprattutto nello strato più profondo delle acque del fiume, che sembra prevenire, per il momento, danni alla pelle del tursiope”. L’acqua bassa e le sponde ravvicinate- circa 107 metri nel punto dove staziona ultimamente- creano inoltre un’area di caccia estremamente favorevole arricchita dalla grande disponibilità di prede, soprattutto muggini, di questo periodo. Nel caso dei grandi fiumi, come è l’Arno, i numerosi ponti carrabili, molto trafficati soprattutto in alcune ore del giorno, conducono il rumore in acqua e, sottolinea l’Arpat, “possono rappresentare una barriera per l’allontanamento del delfino ed il suo ritorno verso il mare”. Ma visto che il tursiope non pare abbia voglia di tornare al largo, l’Arpat, anche “se l’animale non mostra segni di affaticamento, difficoltà e confusione e non esistono condizioni pericolose per l’animale stesso o impedimenti alle attività lavorative o portuali a causa della presenza del delfino”, raccomanda un monitoraggio pressoché costante dell’esemplare.
Non solo, l’Arpat si rivolge anche al Comune fornendo alcune indicazioni che “dovrebbero essere oggetto di specifiche ordinanze temporanee” per canoisti, pescatori, fruitori del fiume in generale, mirate a evitare interazioni con le attività antropiche. Ovvero: non avvicinarsi all’animale, mantenendo sempre una distanza di almeno 100 metri; seguire solo traiettorie parallele alla rotta dell’animale; non portarsi davanti all’animale con l’imbarcazione; non avvicinare le imbarcazioni posteriormente all’animale, per evitare che percepisca il movimento dell’imbarcazione come un inseguimento; procedere sempre ad una velocità adeguata (inferiore a 5 nodi) ed evitare qualsiasi cambiamento brusco di direzione o velocità; se ci si avvicina oltre la distanza minima di 100 m, la velocità relativa della barca deve portarsi a zero, con il motore eventualmente in folle; durante l’eventuale osservazione dell’animale non avvicinarsi con più di un’imbarcazione per volta e non sostare nelle “vicinanze” dell’animale per più di 15 minuti; nel caso di uno spontaneo avvicinamento dell’animale all’imbarcazione, sia a motore che a remi, non tentare di toccarlo né direttamente, né con l’ausilio di uno strumento, non entrare in acqua in vicinanza dell’esemplare e neanche somministrargli del cibo. Nei prossimi giorni conclude Arpat, “sarà comunque opportuno verificare e registrare i parametri di profondità, salinità, pH dell’acqua del fiume”. Se si presenteranno condizioni di pericolo per la vita di questo delfino, come una riduzione della disponibilità di cibo, “sarà necessario prevedere una azione di allontanamento e, in caso di insuccesso, un piano di cattura e rilascio mediante l’ausilio di reti effettuato esclusivamente da personale scientifico”. (Diego Giorgi per DIRE)