Prantera: “Per dedicarsi a Oncologia servono due passioni, quella per la scienza e quella per l’uomo”
(di Francesca Caiazzo) CROTONE – Cosa ci fa domenica sera il primario del reparto di Oncologia dell’Ospedale “San Giovanni di Dio” di Crotone, dottoressa Tullia Prantera, tra i relatori del salotto culturale “La passione cambia il territorio” organizzato nell’ambito di Arenaria Festival?
Ci sono Massimiliano Capalbo, imprenditore “eretico” per sua stessa definizione, che ha fondato il primo parco avventura in Calabria e scritto libri critici sulla condizione della Calabria e dei calabresi; il giovane Stefano Caccavari, esperto di comunicazione che si è dato all’imprenditoria agricola per difendere il suo territorio e le sue tradizioni avviando due imprese di successo, Mulinum e Orto di Famiglia; Ivan Arella, innamorato della sua terra dove, come gli altri due, ha deciso di restare a vivere per valorizzarla attraverso l’arte e la cultura e per questo ha fondato, insieme ad un altro gruppo di visionari, il Cleto Festival.
Tre uomini che sono riusciti “a trasformare una necessità in risorsa mettendoci passione: ecco cosa abbiamo in comune”. La dottoressa Prantera racconta la nascita del reparto di oncologia a Crotone agli inizi degli anni ’90. C’era una necessità, quella di fornire adeguate assistenza e cure ai pazienti oncologici del territorio; c’era una risorsa, le sue competenze che all’epoca metteva a disposizione del reparto di Medicina Generale; c’era infine la sua passione per l’oncologia, branca in cui si era specializzata.
“Ricordo che fui avvicinata –racconta la dottoressa Prantera – da una donna, madre di una bimba di 6-7 anni affetta da leucemia. Cercava qualcuno che potesse somministrare i farmaci chemioterapici a sua figlia. Fu allora che decisi di mettermi in gioco e rispondere all’esigenza di quella madre e di tutti gli altri ammalati di cancro. Così nacque il reparto di Oncologia”. Un percorso che non fu e non è tuttora facile: “Ho cercato di superare tutte le difficoltà mettendoci sempre passione” sottolinea l’oncologa.
Per chi vuol dedicarsi all’oncologia, di passioni ce ne vogliono due. “La prima – spiega il primario – è quella per la scienza e la ricerca scientifica, che sono fondamentali per garantire adeguate terapie ai pazienti. La seconda è la passione per l’uomo, perché quando l’essere umano sperimenta la fragilità di una malattia come il cancro – che mette a dura prova paziente e famiglia – si ha bisogno di personale medico – ma anche infermieristico e socio-sanitario – che sia capace di una particolare attenzione alla persona”.
La dottoressa Prantera ha, poi, ringraziato gli organizzatori dell’Arenaria Festival, che hanno previsto una raccolta fondi abbinata alla manifestazione per acquistare attrezzature da donare al reparto di Oncologia del nosocomio crotonese.
L’oncologa, infine, ha voluto concludere il suo intervento con le parole di Edgar Morin: “Occorre sperare nell’insperato e operare per l’improbabile”.