Quei giovani attivi(sti)

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ROMA Una “fotografia” dei giovani italiani dai 18 a 30 anni e del loro pensiero sulla partecipazione alla vita sociale e politica del proprio Paese e in Europa. E’ quella realizzata dalla Focsiv, Federazione degli Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario, composta da 73 organizzazioni che operano in oltre 80 paesi del mondo, nell’ambito del progetto “What do yuoth want? – Indagine giovanile sul  tema Youth Partecipation”.  Durante la ricerca, coordinata da Daniela Peschiulli (Responsabile Erasmus Plus Focsiv) e Primo Di Blasio (Coordinatore Attività Estero FOCSIV), i cui risultati sono stati pubblicati in questi giorni, per la prima volta un gruppo di 40 giovani è stato coinvolto nell’elaborazione di tutte le fasi progettuali: dall’ideazione e stesura del questionario online, alla sua promozione e diffusione ed elaborazione dei dati raccolti. “Un approccio – sottolinea Peschiulli – che ha  trasformato i giovani coinvolti da mero ‘oggetto’ di indagine a ‘soggetti’ e protagonisti dell’azione conoscitiva”.

Il questionario, adeguatamente pubblicizzato, è stato accessibile sul sito Focsiv a partire dal 5 agosto e fino al 31 ottobre scorso., raggiungendo oltre 5mila  persone sui social network  (Facebook e Twitter) e circa un migliaio di persone attraverso la pubblicazione di annunci su siti internet e sul sito istituzionale. A compilare il questionario sono stati in 614 giovani, in età compresa tra i 18-30 anni, con la fascia dei 27 anni maggiormente rappresentata (circa  il 19,5% del totale).

Tre le aree principali di indagine. La prima area riguardava le caratteristiche anagrafiche di chi rispondeva, la seconda il tema “Tu, Cittadino Attivo”, ovvero il livello di partecipazione ad iniziative di carattere politico-sociale, mentre la terza area si articolava in 5 domande sul tema “Tu, Cittadino Europeo”, con un focus sulle politiche giovanili in Europa, sulle opinioni dei giovani in merito alle priorità delle politiche giovanili e sulla conoscenza del “Dialogo Strutturato” europeo e della sua finalità.

I risultati riportano come oltre i 3/4 dei giovani del campione esaminato “ritiene che sia lo Stato che i cittadini debbano assumersi maggiori responsabilità di assicurare/preoccuparsi/tutelare il bene comune”. Solo  l’8,7% del campione, infatti, demanda esclusivamente allo Stato e alle sue Istituzioni questo ruolo, così come appena il 15% attribuisce un primato all’impegno dei cittadini verso la costruzione di un benessere condiviso. “I giovani – commentano i curatori della ricerca – dimostrano quindi di avere una  buona consapevolezza del fatto che tutti i cittadini debbono contribuire verso il ‘Bene Comune’, con una responsabilità pari a quella delle Istituzioni”.

A conferma di ciò, quasi i 4/5 degli intervistati dichiarano di aver partecipato personalmente ad iniziative volte a tutelare il “Bene Comune”, anche se oltre il 40% dichiara di partecipare “poco” ad iniziative di  interesse politico-sociale. “Si nota quindi uno scostamento significativo tra chi afferma di partecipare ad iniziative volte a tutelare il bene comune e coloro che dichiarano di prendere parte ad iniziative di interesse politico-sociale”, si legge nel Rapporto.

Inoltre in controtendenza ai dati nazionali ed europei che attestano il tasso di partecipazione dei giovani alle elezioni del Parlamento europeo in costante diminuzione, oltre l’85% dei giovani intervistati dichiara “di esercitare sempre il proprio diritto-dovere di voto in occasione delle elezioni politiche”. Un dato  interessante soprattutto se comparato alle statistiche raccolte dal Forum Europeo della Gioventù e riportate nella Ricerca, secondo  cui “l’esercizio del diritto di voto tra i giovani è sceso in Europa dal 33% del 2004 al 29% del 2009 ed ha  toccato tra gli under 25 il dato allarmante del 28% nel 2014”.

Numeri molto diversi sono invece quelli relativi alla partecipazione attiva alla vita politica dei giovani italiani. Quasi i 3/4 degli intervistati dichiara infatti di non aver partecipato attivamente alla vita politica. “Anche in questo caso – secondo quanto commentano i curatori della ricerca – emerge evidente una distanza tra l’essere cittadini,  ovvero essere cittadini attivi e partecipi, e l’interesse e coinvolgimento attivo nella vita politica”.

Secondo la Ricerca “la partecipazione dei giovani italiani alla vita politica e sociale risulta essere esercitata molto di più attraverso l’esperienza civica, attraverso l’adesione ad una associazione. A fronte di una scarso interesse nella politica, nel senso di interesse per i dibattiti politici e coinvolgimento diretto in politica, infatti, il 56% degli intervistati dichiara di aderire ad una associazione, soprattutto quelle impegnate nel campo  educativo, che totalizzano il 26% di adesioni, e quelle culturali-sportive con circa il 20% di adesione giovanile”.

Inoltre , pur considerando che i giovani del campione potevano indicare più di una opzione nella risposta, oltre i 2/3 hanno dichiarato di aver partecipato ad una manifestazione di piazza, a marce e sit-in, con oltre il 60% che ha partecipato ad una petizione/raccolta firme. “Emerge chiaramente inoltre – secondo quanto si legge nel Rapporto – che questi giovani appartengono ad una generazione in grado di utilizzare efficacemente sia gli strumenti ordinari  che i social network o il ‘Tweetstorm’ per partecipare a campagne di pressione istituzionale”. Dalle risposte emerge anche chiaramente un desiderio di protagonismo da parte dei giovani intervistati, che dichiarano per oltre l’85% che “i giovani  dovrebbero avere un ruolo attivo nella definizione delle  politiche  giovanili nei Paesi dell’Unione Europa”.

In merito al tema del “Dialogo Strutturato”, strumento di comunicazione tra i giovani e le istituzioni europee attualmente  al suo  4° ciclo, il Rapporto sottolinea come quasi i 2/3  dei giovani dichiarino di “non essere a conoscenza del fatto che l’Europa preveda il coinvolgimento dei giovani nelle politiche europee tramite proprio il Dialogo Strutturato. Un dato interessante da un punto di vista statistico, data l’importanza riconosciuta dalle Politiche Europee a questo strumento”.

Nell’ultima parte del Rapporto si è chiesto ai giovani quali fossero le tematiche che considerano prioritarie nell’ambito delle politiche giovanili europee (con  la  possibilità di scelta multipla ). Il tema del “lavoro”, declinato in lotta alla precarietà, accesso al mercato del lavoro e ricerca della stabilità economica, rappresenta per oltre il 72,3% degli  intervistati la priorità su cui incentrare le future politiche giovanili europee. Infine più della metà dei giovani (il 51,1%) ritiene che le sfide globali (diritti fondamentali, disparità economiche, tutela ambientale) siano ambiti altrettanto importanti su cui costruire le politiche europee. (Redattore Sociale)

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