Regeni, il giallo colore della verità
MILANO – Il giallo è il colore della verità. Anzi della richiesta per conoscere le vicende che hanno portato alla morte di Giulio Regeni, il ricercatore italiano dell’Università di Cambridge rapito in Egitto e ritrovato senza vita al Cairo il 3 febbraio scorso. Così Amnesty international e Repubblica hanno deciso di dare avvio alla campagna “Verità per Giulio Regeni” che domenica pomeriggio ha portato in piazza della Scala circa 300 attivisti dell’associazione che muniti di cartelli gialli e bende nere sugli occhi hanno promosso un flashmob. In fila indiana per galleria Vittorio Emanuale, gli attivisti si sono quindi posizionati sotto palazzo Marino, la sede del Comune di Milano, dove con cartelli gialli hanno composto la frase “Verità per Giulio Regeni”.
Alla manifestazione c’erano anche Paola e Claudio, i genitori del ricercatore. “Andiamo avanti perché dobbiamo stare insieme per Giulio e per tutti gli altri, per le persone che si trovano in tutti i paesi del mondo in cui i diritti umani non sono riconosciuti”, ha detto mamma Paola. Il padre di Regeni si è invece soffermato sul contrasto tra la bella giornata di Milano e il fatto che “in altri posti stanno succedendo cose che fanno male alle persone”. Ha quindi parlato dell’impegno di Amnesty international e dei cittadini italiani che chiedono verità, “il giallo sta scorrendo in tutta Italia. Quando penso al giallo, penso a Giulio, mio figlio. Questo è un pensiero di pace che deve entrare in tutti noi. Per Giulio e per tutti coloro che, come lui, stanno soffrendo in altri Paesi”.
E ha aggiunto: “Quando io, gli amici e i parenti che mi sono vicini vediamo questo colore giallo che sta scorrendo per tutta l’Italia pensiamo a Giulio. Ormai è diventato proprio una cosa che si sta inserendo nei nostri pensieri: giallo uguale Giulio. Quindi grazie, perché questo vuol dire che è un pensiero per mio figlio ma anche, come ha detto mio marito Claudio, per tutti gli altri che come Giulio stanno soffrendo e hanno sofferto”.
Non solo la campagna per Giulio, perché Amnesty International ha denunciato “la tortura in Egizio”. È quanto ha affermato ieri pomeriggio il presidente dell’associazione, Antonio Marchesi, anche lui in piazza. Per lui “dopo una iniziale timidezza, qualcosa si sta muovendo. Poi con il passare del tempo chiederemo che faccia anche delle altre cose”. Per Marchesi comunque “è importante che per ora non cali il silenzio. Poi bisognerà valutare perché l’Egitto è parte della Convezione contro la tortura e lo si potrebbe portare davanti a un tribunale internazionale per non aver rispettato questa Convenzione. Ma sono ipotesi che valuteremo”.
Enrica Tancioni