Riforma del terzo settore, in Senato parte il passaggio decisivo
ROMA – Due mesi dopo, si riparte. Il treno della legge delega di riforma del terzo settore ricomincia a mettersi in moto verso quello che potrebbe (e dovrebbe) essere il passaggio decisivo, che definirà i dettagli del testo che diverrà legge. Nessun dubbio sul fatto che il testo cambierà rispetto a quello uscito dalla Camera, ma è altrettanto certo che l’obiettivo della maggioranza è quello di fare del passaggio al Senato il momento cruciale di confronto, così che il previsto ritorno del testo alla Camera non rappresenti né un pericolo né un’occasione per dilazionare ancora nel tempo l’approvazione definitiva. Si ricomincia dunque oggi in Commissione Affari Costituzionali a Palazzo Madama.
“In questi mesi – dice il relatore Stefano Lepri (Pd) – abbiamo cominciato ad approfondire gli emendamenti e siamo certamente arrivati ad una fase matura: inizieremo a votare con buona probabilità prima gli emendamenti sui quali c’è una larga condivisione o sui quali i nodi sono praticamente sciolti, per cui a seguire analizzare gli altri”. In particolare, dice Lepri, è plausibile che si inizi la discussione dagli articoli 1 (finalità), 2 (principi generali), 3 (revisione del libro primo del codice civile) e 8 (servizio civile universale), per poi affrontare gli altri. Compresi quelli particolarmente delicati su codice del terzo settore (art. 4), impresa sociale (art. 6), misure fiscali e sostegno economico (art. 9).
La Affari Costituzionali torna (dopo settimane di attenzione ad altri temi, dalla riforma costituzionale alla sessione di bilancio) ad occuparsi del ddl delega a distanza di oltre due mesi dall’ultima volta (era il 29 settembre) e di quasi tre mesi (era il 9 settembre) dall’illustrazione degli emendamenti da parte del relatore, Lepri. Emendamenti che avevano aperto un vivace dibattito, non tanto fra le diverse forze politiche ma soprattutto all’interno del Partito democratico, che alla Camera aveva guidato la discussione giungendo ad un testo (relatrice Donata Lenzi) che pareva poter contare sull’appoggio del partito, nonostante una serie di critiche ben precise avanzate dal mondo delle associazioni e del volontariato. Le proposte di modifica presentate al Senato da Lepri avevano però reso evidente a tutti – dentro e fuori il Pd – che il dibattito sulle norme da inserire nel ddl non si era affatto esaurito a Montecitorio e che l’impalcatura del testo avrebbe subito a Palazzo Madama numerose modifiche. Da qui l’indicazione del governo: quella di fare in modo, con un confronto preventivo fra i deputati e i senatori che si occupano del testo, di arrivare ad una versione il più possibile condivisa, di modo da evitare la spola fra un ramo e l’altro del Parlamento e giungere in tempi relativamente brevi all’approvazione del testo. Un lavoro svolto negli ultimi due mesi che arriva ora alla prova delle votazioni del Senato, prima in Commissione e poi in Aula. (ska)