Rifugiati, “il regolamento Dublino è crollato”
BRUXELLES – “Il meccanismo del regolamento di Dublino è crollato e deve essere sostituito con uno strumento adatto ai tempi che stiamo vivendo”. È quanto afferma Cecilia Wikström, europarlamentare del gruppo Liberali e Democratici (Alde) e rapporteur per le modifiche al regolamento di Dublino. A marzo 2016 la Commissione presenterà una proposta di riforma. Difficile prevedere quale sarà l’esito del compromesso fra il Parlamento, il Consiglio europeo e la stessa Commissione. “Al momento anche la modifica di un solo articolo, l’articolo 8 che riguarda i minori stranieri non accompagnati è incagliata nella negoziazione a porte chiuse portata avanti dai funzionari del Consiglio e della Commissione e una rappresentanza dei deputati del Parlamento (chiamata Trilogo, ndr.), anche se è una modifica urgente che riguarda una categoria particolarmente vulnerabile”, spiega l’eurodeputata M5S Laura Ferrara. La modifica traduce una sentenza della Corte di giustizia europea e chiede che si faccia prevalere il superiore interesse del minore invece del rimpallo della sua domanda di asilo tra uno Stato e l’altro dell’Unione, evitando quindi che venga trasferito di forza dallo Stato in cui si trova a quello in cui è stato identificato per la prima volta.
“E’ chiaro che il rifugiato ha il diritto a essere protetto, ma non a scegliere il paese in cui andare” ha dichiarato Martin Schulz davanti a una platea di 180 giornalisti internazionali, ribadendo il principio già in atto del regolamento Dublino ma anche quello di una ricollocazione che viene decisa dall’alto, senza tenere conto del progetto migratorio delle persone. “È irrealistico e illogico che tutti presentino la richiesta d’asilo in Italia e in Grecia dove sbarcano – continua Wikström – l’Europa ha bisogno di condividere la responsabilità dell’accoglienza per i richiedenti asilo. L’Unione europea con più di 500 milioni di cittadini e 28 stati membri potrebbe senza problemi accogliere numeri anche maggiori. In paesi come la Germania e la Svezia i numeri sono tali che la situazione sta diventando incontrollabile. Si sta facendo un gioco sporco, questa non è una crisi per l’afflusso dei profughi ma per la solidarietà che non c’è fra gli Stati”.
“L’economia europea è la più grande del pianeta. Nell’Unione abbiamo il 7% della popolazione mondiale che accede al 50% delle spese sociali del mondo – spiega il deputato portoghese del PPE Josè Manuel Fernandes, co-relatore del bilancio 2016 dell’Ue – la crisi che viviamo è per la mancanza di un modello di solidarietà, non possiamo trasformare le vittime, i profughi, in colpevoli. Gli Stati membri assumono impegni con proclami e poi non li rispettano”. (Redattore Sociale)