Rifugiati, le promesse che l’Europa non mantiene
BRUXELLES – Miliardi di aiuti per la popolazione siriana, fondi per contribuire a migliorare le condizioni di vita dei rifugiati in Turchia nella speranza di frenare l’esodo dei profughi verso l’Europa. Di fronte ad una crisi che faticano sempre più a gestire, gli Stati europei si giocano la carta degli aiuti economici. Gli ultimi sono i fondi promessi a Londra nel corso della conferenza dei donatori “Supporting Syria and the Region”: 2,3 miliardi di euro da qui al 2018 da parte della Germania, altri 1,6 miliardi dal Regno Unito, 400 milioni di dollari in tre anni da parte dell’Italia. Impegni economici che arrivano pochi giorni dopo l’accordo che gli Stati europei hanno trovato per la creazione di un fondo da tre miliardi di euro da versare in tre anni al governo di Ankara. Obiettivo: rendere più accettabili le condizioni di vita nei campi dall’altro lato dell’Egeo da cui stanno partendo, in direzione delle coste greche, tanti, troppi, migranti rispetto alle capacità di accoglienza del vecchio continente. Un miliardo di euro sarà messo a disposizione dal bilancio Ue mentre gli altri due miliardi dovrebbero arrivare, in misura differente, dai diversi Stati membri. L’Italia sarà il quarto maggiore contribuente e dovrà mettere sul piatto 224,9 milioni di euro. Lo sforzo maggiore sarà sostenuto dalla Germania (427,5 milioni), seguita da Regno Unito (327,6) e Francia (309,2).
Ma quelle sui finanziamenti per la popolazione siriana e la Turchia sono solo le ultime promesse europee in ordine di tempo. Di simili ne sono già state fatte nei mesi passati, seguite però da ben pochi fatti. Era il 23 settembre dello scorso anno quando la riunione informale dei capi di Stato e di governo ha riconosciuto l’esigenza di mettere a disposizione più risorse nazionali per la crisi dei rifugiati. Impegno ribadito ufficialmente dal Consiglio europeo dello scorso 15 ottobre. La promessa era di mettere sul tavolo un miliardo di euro di aiuti umanitari da destinare a Unhcr, World Food Programme e altre organizzazioni. Non solo: i leader dei Paesi Ue hanno anche concordato di contribuire con 1 miliardo e 800 milioni al Fondo fiduciario per l’Africa (da aggiungere ad altri 1,8 miliardi presi dal bilancio comunitario) e con altri 500 milioni di euro per il Fondo fiduciario per la Siria (da sommare ad altri 500 milioni dal budget Ue).
Che ne è stato di quelle promesse? Ebbene, del miliardo e 800 milioni di euro che doveva arrivare dai ventotto Stati Ue per l’Africa si sono visti appena 81 milioni, nemmeno un decimo di quanto concordato. E così per la Siria: dei 500 milioni assicurati per la Siria siamo ancora fermi a quota 52 con ben 12 Stati su 28 che non hanno ancora versato nemmeno un centesimo. Un po’ meglio va sul fronte dei contributi agli aiuti umanitari: qui mancano ancora circa 60 milioni dei 500 promessi dai Ventotto. Ancora tanti, ma nulla in confronto a quanto avviene negli altri settori. Nel complesso il quadro è desolante: dei 2 miliardi e 800 milioni che gli Stati membri dell’Ue si erano impegnati a mettere a disposizione per contribuire alla gestione della crisi dei rifugiati, ancora mancano più di 2 miliardi e 224 milioni. Un’enormità. Sul fronte Turchia le cose potrebbero andare più speditamente: pressati dall’esigenza di chiudere quella che è la maggiore porta d’entrata dei rifugiati verso l’Europa, almeno in questo caso, gli Stati europei potrebbero decidersi a fare di più. Ma di certo i precedenti non lasciano ben sperare. (Agenzia Redattore Sociale)