Riina, il toccante appello di Sonia Alfano a Mattarella: “Sua scarcerazione, mia condanna a morte”
Carissimo Presidente,
mi permetta di rivolgerMi a Lei con affetto ma non per questo senza il dovuto e sentito rispetto istituzionale, per sottoporLe una vicenda che in queste ore sta occupando le prime pagine dei giornali e che riguarda il pronunciamento della Corte di Cassazione sul detenuto Salvatore Riina.
Mi rivolgo a Lei per chiederLe di intervenire pur consapevole di quanto il Suo ruolo sia importante e sopratutto di garanzia, ma tutti i cittadini onesti italiani confidano in Lei, e sperano che Lei ponga fine alla eventuale possibilità che Riina finisca di scontare la sua detenzione tra le mura di casa. Non mi permetterò di esporLe motivazioni giuridiche e morali perché lo hanno già fatto persone ben più autorevoli di me, ma mi limiterò a farLe appello in duplice ruolo, di figlia e di madre, Figlia di Beppe Alfano, vittima innocente della mafia che ancora oggi ha davanti agli occhi l’immagine del sangue del proprio padre trucidato quasi sotto la propria abitazione e che a distanza di 24 anni non riesce a dimenticare l’odore del suo sangue sull’asfalto.
Per mio padre avrei sperato una morte “normale”, tra le braccia dei propri cari. Avevo immaginato di vivere i momenti più importanti della mia vita al suo fianco. Purtroppo invece non ha potuto conoscere le mie figlie e non vedrà mai le famiglie dei miei fratelli. Sognavo di vedere i miei genitori invecchiare insieme, ed invece ancora oggi asciugo le lacrime di mia madre. Purtroppo Signor Presidente, mio padre non ha avuto una morte dignitosa. Il suo viso è stato devastato da un colpo di pistola sparatogli in bocca, ed il suo corpo martoriato dall’autopsia. La prego Signor Presidente, non permetta a nessuno di umiliare ancora una volta la memoria di mio padre e di tutte le vittime innocenti della mafia.
Da madre di Giusy, Monica ed Aurora, Le chiedo di intervenire per evitare che le mie figlie debbano piangere come ho pianto e continuo a piangere mio padre. Vivo sotto scorta da oltre 5 anni e negli ultimi tre anni il mio dispositivo di sicurezza è stato innalzato quasi ai massimi livelli. Cioè da quando fui convocata in Prefettura e mi fu fatta leggere la trascrizione di alcune intercettazioni effettuate in carcere dalla Dia di Palermo, a carico del Riina mentre parlava di me con il boss Lorusso. Nella loro conversazione Riina rassicurava il Lorusso che era tutto pronto per me, erano pronti i proiettili per Sonia Alfano. Ed il suo odio per me lo portava a ripetere il mio nome e cognome per ben sette volte in un unico periodo. Ha poi concluso dicendo che parlo troppo in tv dei servizi segreti, che so troppe cose e che per questi motivi avrebbe provveduto subito…
Signor Presidente, se Riina dovesse realmente uscire dal carcere, temo che la mia condanna a morte possa subire un’accelerazione. Già nel 2012 quando mi recai in visita da lui in carcere, ebbe a dirmi davanti alla polizia penitenziaria che “lui non dimentica, che è sempre Riina Salvatore e che mi avrebbe fatto fucilare”. La prego Signor Presidente di evitare che le mie figlie e la mia famiglia continuino a vivere in un incubo. La nostra vita è già limitata dalle condizioni inevitabilmente rigide previste dal dispositivo di sicurezza, ma davvero ci riesce difficile credere che lo stesso Stato che cerca di proteggermi da questo individuo e dallla sua condanna a morte, oggi senta il dovere “etico e morale” di rimandarlo a casa sua. Invoco il Suo intervento per non vedermi costretta a fuggire lontano da questo Paese per proteggere me stessa e soprattutto le mie figlie, nel caso in cui Riina dovesse essere mandato a casa sua.
So di chiederLe un gesto motlo forte ma Le chiedo di pronunciarsi anche per fugare ogni legittimo dubbio riguardo questa eventuale diversità di trattamento, non riservata invece ad altri detenuti morti in carcere, quelli si veramente, in gravissime condizioni di salute. Le chiedo di non consentire a nessuno di poter pensare che questa disparità di trattamento riservato al Riina possa invece tradursi in una sorta di cambiale che lo Stato Italiano sta pagando a Riina per il suo silenzio. Le chiedo di far rispettare la Legge Italiana e tutte quelle sentenze che hanno previsto per Riina il carcere a vita. I familiari delle vittime innocenti della mafia non chiedono in alcun modo vendetta ma solo giustizia. Giustizia per quelle stesse sentenze che rischiano di essere derise ed umiliate dalla furbizia di Riina e dei suoi sodali.
Con rispetto e affetto
Sonia Alfano