Ritrovare la vista con il suono
REGGIO EMILIA – Dare la vista ai ciechi con il suono. Come? Sviluppando e allenando l’udito a percepire e a identificare gli oggetti circostanti. E’ la sfida che parte da Reggio Emilia dove Irene Lanza, giovane ceo della start up “Soundsight Training”, ha sviluppato una realtà acustica virtuale che permetterà ai non vedenti di allenare il proprio udito a percepire e identificare gli oggetti. “Fino a poter riuscire a tirare in porta o mettere a segno un tiro libero a basket”, spiega provocatoriamente. Il prototipo del software è pronto e da oggi sarà on line una campagna di crowfunding sulla piattaforma Kickstarter, con l’obiettivo di raccogliere i 250.000 euro necessari a svilupparlo e renderlo accessibile a tutti.
Già, perché -se tutto andrà secondo i piani- dal 2017 il software sarà libero e open source. Irene Lanza, studentessa di 25 anni di ingegneria gestionale dell’Università di Modena e Reggio Emilia, assessore nel Comune reggiano di Rio Saliceto con le deleghe ad Ambiente e Politiche giovanili, e Ceo della società Soundsight Training (qui la pagina Facebook) si è posta dunque un obiettivo che potrebbe davvero rivoluzionare la vita delle persone cieche, sfruttando una tecnica che può essere adottata anche dai normodotati per aumentare la percezione di sé nell’ambiente. In una parola: ecolocalizzazione, ovvero lo stesso principio del sonar, la tecnica del pipistrello. Ma come è nata l’idea, come funziona il software, quando e grazie a chi è stata sviluppata?
“Oggi nel mondo c’è una ampia disponibilità di tecnologia sonora, che viene usata soprattutto per l’intrattenimento”, spiega Lanza. “Il nostro obiettivo è, fedeli al trattato di Marrakech (l’accordo internazionale, firmato il 28 giugno 2013 per favorire la circolazione e la diffusione di libri accessibili, ndr), favorire la circolazione e la diffusione di libri accessibili”.
Attualmente infatti “i non vedenti hanno accesso a una percentuale di libri stimata fra l’1 e il 5% di quelli presenti sul mercato”, sottolinea la reggiana. “In questo momento lavoriamo su un prototipo dimostrativo già testato da non vedenti- prosege l’ideatrice del progetto- che può essere utilizzato con un normale computer. Servono due periferiche: cuffie e microfono. Grazie al microfono il non vedente dà un input e ascolta il ritorno dell’eco in base all’ambiente simulato all’interno del software. Il principio è lo stesso del sonar, la tecnica del pipistrello. Allenandosi, anche i vedenti possono migliorare le loro capacità. Chiunque potrebbe imparare ad ecolocalizzarsi in base al suono”.
Per sviluppare il software “abbiamo lavorato con un gruppo di tre volontari, tutti non vedenti: Cecilia Camellini di Formigine (già campionessa paralimpica di nuoto) e i reggiani Luca Reverberi e Matteo Severi. Abbiamo chiesto loro di indovinare se un pannello di 50 per 20 centimetri fosse alla loro destra o alla loro sinistra, e se era fatto di cartone o di plexiglas. Sono riusciti a dare le risposte corrette in meno di un pomeriggio lavoro. Utilizzando il nostro software, si impara a spostare l’attenzione del cervello non più sulle immagini, ma sui suoni e sull’eco”.
Insomma, un risultato “straordinario- sottolinea ancora Lanza- ottenuto in meno di un anno di lavoro”. E parte del merito va all’Università di Modena e Reggio Emilia. “Grazie all’Università, ho potuto frequentare per sei mesi il corso Cbi (Challenge Based Innovation) del Cern di Ginevra insieme a studenti provenienti da Università di tutto il mondo. Siamo stati divisi in team. Al mio è stata affidata questa sfida: trovare una soluzione tecnologica per i non vedenti. Durante questa esperienza ho avuto la fortuna di conoscere i miei due attuali compagni di viaggio, Marco Manca (italiano, medico, 37 anni, lavora ancora al Cern) e Henrik Kjeldsen (ingegnere informatico tedesco di 37 anni che nel frattempo si è trasferito a San Francisco per lavoro), con i quali ho iniziato a lavorare nel febbraio 2015″.
Ora però “abbiamo un problema- prosegue Lanza- e cioè come possiamo continuare a sviluppare il software a budget zero. Per questo abbiamo deciso di lanciare la campagna di crowfunding con l’obiettivo di raccogliere 250 mila euro. Su Kickstarter pubblicheremo un nostro video di presentazione girato insieme ai nostri volontari. I soldi serviranno per arrivare in un anno ad avere non più solo un prototipo dimostrativo, ma un prodotto che i non vedenti potranno utilizzare”. E sulla scelta dell’open source, cioè di fornire liberamente il software, aggiunge: “Stiamo parlando di uno strumento educativo. Sarebbe sbagliato? E’ contrario al trattato di Marrakech tenerlo chiuso in uno scrigno e non condividerlo”. Una scelta che fa onore al team di Soungsight Training. Se diffuso su larga scala, questo software potrebbe infatti aiutare milioni di persone, ma al tempo stesso, ovviamente, valere un mucchio di soldi. (DIRE)