Scuola, l’odissea di un ragazzo autistico
ROMA – “Neanche domani Gabriele potrà andare a scuola: Regione e scuola non si sono incontrati, non hanno firmato i contratti per l’assistenza. E i nostri ragazzi stanno a casa. Proprio loro, che dopo 20 giorni di vacanza hanno bisogno più degli altri di rientrare nei ritmi di regolarità che la scuola in parte fornisce, hanno bisogno di stare insieme agli altri e non in casa sempre con noi, ad annoiarsi e stranirsi”. L’accorata denuncia arriva da Paola, mamma di un ragazzo con autismo che frequenta il primo anno all’istituto Federico Caffè di Roma.
La questione, a quanto pare, nasce da un cavillo burocratico: “La Regione ha stanziato i fondi per l’assistenza, ma solo ‘ufficiosamente’. Manca cioè una comunicazione formale alla scuola. Le altre scuole si sono organizzate e hanno comunque assicurato regolarmente l’assistenza. La nostra invece, non potendo far firmare i contratti alle cooperative, non le fa entrare. Ma, in assenza degli assistenti, nessuno è disposto ad assumersi la responsabilità dei nostri ragazzi. I professori di sostegno ci sono, ma non sono in grado di gestire i nostri figli e, senza l’assistenza, ‘non se la sentono di affrontarli’, dicono. E così la scuola semplicemente scarica il problema su noi genitori, che già ci arrampichiamo sugli specchi. E si scrolla di dosso ogni responsabilità: la segreteria mi ha mandato un fonogramma il 23 per comunicarmi che oggi avrei dovuto tenere Gabriele a casa. E stamattina mi hanno telefonato dalla segreteria per dirmi che neanche domani potrà rientrare. Ho chiesto quanto pensano che possa durare questa situazione: non lo sanno”.
Quanto sta accadendo dimostra che “la scuola fa solo finta di prendere in carico i ragazzi disabili – osserva Paola – ma in realtà li abbandona nella mani degli assistenti, fortunatamente quasi sempre eccezionali. E si defila. Appena c’è un problema, vanno fuori i nostri. E’ vero che fanno chiasso e si muovono sempre, ma non sono mostri: tenerli accanto ai loro compagni per tre ore, anche solo con l’insegnante di sostegno, sarebbe non solo possibile ma anche utile per formare una generazione migliore, con una coscienza e una sensibilità che arricchirebbe questi ragazzi molto più di una lezione di matematica”.
Preoccupata e sdegnata la responsabile della cooperativa che eroga il servizio all’interno di questa e di altre scuole: “Il contratto – ci spiega – è scaduto a dicembre, come ogni anno. E come sempre sarebbe dovuto essere rinnovato a gennaio. Così però finora non è stato. Negli altri istituti – continua – ci stanno facendo entrare ‘sulla parola’, proprio per assicurare continuità al servizio: io mi faccio semplicemente firmare un foglio in cui si garantisce che gli operatori saranno pagati. Alla Federico Caffè invece ci è stato detto di non andare: e così i ragazzi più gravi vengono lasciati fuori. Il tutto informalmente e senza alcuna comunicazione ufficiale. Noi siamo stati informati telefonicamente, le famiglie addirittura con un fonogramma. Non sappiamo quanto andrà avanti questa situazione: sappiamo solo che a quattro famiglie della scuola è stato detto di tenersi i figli a casa. Sono loro, le famiglie, che devono muoversi e protestare, consapevoli che stanno subendo una discriminazione. Noi, come cooperativa, possiamo solo assicurare tutto il nostro sostegno”. (Redattore Sociale)