Se gli adulti non sanno fare più i genitori
CROTONE – Come sta cambiando la famiglia nel tempo? Come si modificano le relazioni familiari? Quali conseguenze il processo di cambiamento può avere sui minori? Sono alcune delle domande cui si è cercato di dare risposta nel corso del convegno formativo “Famiglia: luogo del comunicare e dell’educare” svoltosi nei giorni scorsi a Isola di Capo Rizzuto. L’evento – moderato da Azzurra Calaminici – è stato organizzato da Rossella Loprete e Maria Cristina Ciambrone, rispettivamente assistente sociale e mediatrice familiare, in collaborazione con l’associazione I Giovani della Carità (molto attiva sul territorio, si occupa di sostegno a minori e anziani), e con il patrocinio del Comune di Isola di Capo Rizzuto (che ha messo a disposizione la sala in cui si è svolto il convegno) e dell’Aimef, Associazione Italiana Mediatori Familiari. A portare i saluti dell’amministrazione comunale, l’assessore alla Sanità e Politiche per la Salute, dottor Carmine Parisi.
“Per osservare e conoscere le dinamiche familiari, dove la famiglia è intesa come luogo in cui nascono relazioni, in cui impariamo a conoscere le diversità e in cui si costruisce la nostra identità, è necessario un approccio multidisciplinare” ha spiegato Loprete. Allo stesso tempo bisogna partire dall’analizzare come si è evoluto il modello familiare e con esso le relazioni sociali e tra genitori e figli. Rispetto alla famiglia patriarcale, la famiglia moderna è caratterizzata da una maggiore autonomia e indipendenza anche economica della donna, allo stesso tempo però sono cambiati “il modo di stare insieme e le modalità di interazione tra i diversi membri e si assiste sempre più spesso a una inversione di ruoli con genitori che giocano a fare i figli e figli che sono costretti a fare i genitori”. A questo vanno aggiunti altri fenomeni come “un crescente individualismo, scelte di vita provvisorie e convivenza senza vincoli”.
Senza considerare, inoltre, che la crisi di valori cui assistiamo quotidianamente e che la cronaca purtroppo ci racconta, sta portando a una vera e propria involuzione del modello familiare: “la famiglia non appare più come il luogo più sicuro e protetto, anzi spesso è stato lo scenario di atroci delitti a carico di piccole vite innocenti che hanno trovato la morte come risposta alla loro richiesta di vita”.
Una famiglia, quella moderna, caratterizzata anche da comportamenti irresponsabili che possono minare lo sviluppo dei minori: “Atteggiamenti infantili, tendenza a fare “gli amici” piuttosto che i genitori o a viziare i propri figli con concessioni e regali per alleviare il senso di colpa di non essere troppo presenti nella loro vita” per Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Calabria, sono aspetti pericolosi delle dinamiche familiari perché minano “l’autorevolezza e l’autorità dei genitori, che non diventano più punto di riferimento per i ragazzi”. Un passaggio del suo intervento, Marziale lo ha dedicato all’uso delle nuove tecnologie in ambito familiare: “I genitori non possono rimproverare i figli se fanno uso esagerato di computer o smartphone se loro stessi ne possono più fare a meno. Il problema non è la tecnologia ma l’uso scorretto che ne facciamo e che ci rende sempre più soli e infelici”. L’amara conclusione del Garante è che “non abbiamo più adulti capaci di occuparsi dei bisogni dei figli”.
Dell’importanza della mediazione familiare, soprattutto in situazioni di divorzi e separazioni, ha parlato la dottoressa Maria Cristina Ciambrone, referente Aimef per la Calabria: “la mediazione familiare è uno strumento di prevenzione che auspica e favorisce il raggiungimento di un nuovo equilibrio rispettoso soprattutto degli interessi dei minori”. Bisogna prendere atto che “l’unione matrimoniale non è più la forma privilegiata di vita di coppia; i divorzi nel contempo in aumentano si possono leggere come possibile indicatore di ricerca di rapporti che soddisfino le varie aspettative centrate sulla realizzazione e sullo sviluppo del sé” ha concluso Ciambrone.
Ruolo fondamentale per la crescita e la formazione dei minori lo riveste la scuola che, come ha spiegato il dirigente scolastico Ida Sisca “deve essere in grado di affrontare i problemi dei giovani, instaurando un buon rapporto con i genitori”; inoltre per Sisca sarebbe necessario “istituire all’interno degli istituti scolastici la figura di un educatore”.
Il convegno, avendo ricevuto l’accreditamento dell’Ordine degli Assistenti Sociali della Calabria, ha rilasciato tre crediti formativi ai partecipanti.
Diversi anche gli sponsor che hanno contribuito alla riuscita dell’evento.