Siria: Rapporto MSF “Tra due fuochi. Pericolo e disperazione nel campo di Al-Hol”
Nel 2021 sono morti 79 bambini e ancora oggi sono trattenute oltre 50.000 persone. Il 64% della popolazione del campo ha meno di 16 anni e una persona su due ne ha meno di 12.
“Tra due fuochi: pericolo e disperazione nel campo di Al-Hol in Siria”, è il titolo del nuovo rapporto di Medici Senza Frontiere (MSF) sulle tragiche condizioni di vita nel campo di Al Hol, in Siria nord-orientale, dove nel 2021 sono morti 79 bambini e ancora oggi oltre 50.000 persone, la maggior parte minorenni, sono trattenute. Il 64% della popolazione del campo ha meno di 16 anni e una persona su due ne ha meno di 12.
Un bambino di sette anni con ustioni di secondo grado su viso e braccia ha dovuto aspettare due giorni per ottenere l’autorizzazione delle autorità del campo prima di essere trasferito ed è morto durante il tragitto verso l’ospedale, sotto sorveglianza armata, separato dalla madre e in agonia. Era stato portato d’urgenza alla clinica di MSF all’interno del campo e avrebbe impiegato non più di un’ora di macchina per accedere alle cure salvavita di cui aveva bisogno.
Nel 2021, il 35% delle persone morte nel campo sono stati bambini al di sotto dei 16 anni. Tra le cause dei decessi infantili ci sono la violenza, ma anche bambini investiti dai camion dell’acqua o caduti in pozze di acqua sporca. A maggio del 2021 un bambino di 5 anni è stato investito da un camion all’interno del centro e portato d’urgenza alla clinica di MSF dove il team ha chiesto il trasferimento in ospedale per un intervento chirurgico d’urgenza. Nonostante l’emergenza, ci sono volute ore prima che il suo trasferimento fosse approvato ed è morto durante il tragitto verso l’ospedale, da solo e privo di sensi.
Inoltre, ci sono molte segnalazioni di ragazzi che raggiunta l’età adolescenziale vengono separati forzatamente dalle loro madri o tutrici e non si sa nulla o quasi nulla sulla loro sorte.
“Abbiamo visto e sentito molte storie drammatiche nel campo di detenzione di Al-Hol: bambini morti per ritardi prolungati nell’accesso a cure mediche urgenti e altri che, secondo le testimonianze raccolte, allontanati con la forza dalle loro madri al raggiungimento degli 11 anni senza mai più rincontrarsi” racconta Martine Flokstra, responsabile delle operazioni di MSF in Siria. “Spesso l’accesso alle cure mediche, per chi ottiene il permesso, si trasforma in un calvario. I bambini che necessitano di cure presso l’ospedale principale, che dista circa un’ora di macchina dal campo, vengono accompagnati da guardie armate e nella maggior parte dei casi viene negato ai genitori il permesso di accompagnarli. Al-Hol è di fatto un’enorme prigione a cielo aperto, dove vivono soprattutto bambini, molti dei quali sono nati lì. Vengono privati della loro infanzia e sono condannati a una vita esposta a violenza e sfruttamento, senza istruzione, con assistenza medica limitata e senza alcuna prospettiva per il futuro”.
Il campo di Al-Hol era stato progettato per fornire alloggi sicuri e temporanei e assistenza umanitaria ai civili sfollati del conflitto in Siria e in Iraq, ma dopo che nel dicembre 2018 sono state trasferite le persone dai territori controllati dallo Stato Islamico la situazione è cambiata. Oggi il campo è di fatto una prigione a cielo aperto, tra insicurezza e condizioni di vita pessime.
“I membri della Coalizione Globale contro l’ISIS, così come gli altri paesi i cui cittadini rimangono trattenuti ad Al-Hol e in altre strutture e campi di detenzione nel nord-est della Siria, hanno abbandonato i loro cittadini. Questi paesi devono assumersi le proprie responsabilità e individuare soluzioni alternative per le persone trattenute nel campo e invece, non solo hanno ritardato o rifiutato di rimpatriare i loro cittadini, ma in alcuni casi sono arrivati a privarli della loro cittadinanza, rendendoli apolidi” conclude Flokstra di MSF. “Nonostante le condizioni di insicurezza e violenza ad Al-Hol, a distanza di più di tre anni dall’arrivo di oltre 50.000 persone, non si è fatto abbastanza per chiudere il campo. Non ci sono ancora alternative a lungo termine per porre fine a questa detenzione arbitraria e indefinita. La situazione non potrà che peggiorare fintanto che le persone saranno trattenute ad Al-Hol, lasciando una nuova generazione a rischio di sfruttamento e senza alcuna speranza per un’infanzia senza violenza”.
MSF in Siria
Dopo 11 anni di guerra, in Siria ci sono 14,6 milioni di persone che hanno bisogno di assistenza. È il paese con il maggior numero di sfollati interni al mondo (6,9 milioni) e la maggior parte sono donne e bambini. Nelle aree dove i team hanno accesso, come in Siria nord-occidentale e nord-orientale, MSF gestisce e supporta ospedali e centri di salute e fornisce assistenza sanitaria attraverso cliniche mobili.