Terrorismo, le mosse UE
BRUXELLES – Questa volta, giurano, fanno sul serio. Lo si era detto anche qualche mese fa, quando a spingere alla convocazione di una riunione straordinaria contro il terrorismo, erano stati gli attacchi di Parigi. Ora, mesi e vittime dopo, i responsabili degli Affari interni dei ventotto lo ripetono ancora, nel corso di un nuovo vertice straordinario che si svolge a un centinaio di metri appena dalla fermata della metro Maelbeek, dove due terroristi si sono fatti esplodere dentro il vagone di un treno affollato. Adesso, di fronte a nuovo orrore, gli Stati membri cambieranno marcia e metteranno davvero in atto le decisioni concordate, ma mai effettivamente applicate, per combattere il terrorismo insieme, assicurano i ventotto. Difficile non essere scettici. “Ci troviamo di nuovo qui, con un’altra riunione straordinaria, ancora una volta in lutto a piangere vittime innocenti” e “ogni volta che ci riuniamo, ripetiamo le stesse cose: impegni parole che non servono a niente se non vengono attuate”, ammette lo stesso commissario europeo per gli Affari interni, Dimitris Avramopoulos. “Sono felice – dice – di essermi trovato con i ministri, ma non voglio solo parlare, qualcosa deve cambiare”.
Fino ad oggi, non è accaduto. Gli Stati sono e restano gelosi delle proprie informazioni di intelligence che faticano a mettere in comune con i colleghi dei ventotto. Dopo agli attacchi dello scorso novembre a Parigi, si è dato vita ad un nuovo centro europeo antiterrorismo all’interno di Europol, ma le capitali non sembrano farne grande uso. “Gli Stati membri devono usarlo di più e meglio”, insiste Avramopoulos: “Abbiamo bisogno di parlare, i nostri sistemi devono parlare, non possiamo mettere i dati in scatole nere, devono essere messi in comune”, ripete instancabile. Oggi tutti hanno promesso che lo faranno. “Il clima era talmente favorevole a tutto ciò che voglio pensare che questa volta non ci siano rallentamenti”, commenta il ministro dell’Interno italiano, Angelino Alfano che si dice fiducioso: “Questa volta crediamo ci sia una esecuzione reale, sulla partecipazione attiva a tutte banche dati, i singoli Paesi hanno assunto preciso impegno”.
Per Alfano “occorre mettersi tutti in un unico luogo, attorno a un tavolo, per riuscire a scambiarsi le informazioni anche informalmente, senza troppe procedure” perché solo in questo modo ci può essere “una circolazione delle informazioni capace di produrre esattamente quello che accade in Italia: un’analisi anche su elementi apparentemente irrilevanti che però possono risultare decisivi per cacciare qualcuno di pericoloso dal nostro territorio o per dare informazioni ai magistrati per fare arresti o avviare intercettazioni”. Per il momento di una vera agenzia europea di intelligence, vista da molti come possibile soluzione alla carenza di comunicazione tra le capitali, ancora non si parla: “Non è importante” creare un’agenzia, taglia corto a nome della presidenza di turno dei Paesi Bassi il ministro dell’Inerno del Paese, Ronald Plasterk, ma “dobbiamo scambiarci le informazioni come se fossimo un’agenzia unica, questo abbiamo deciso oggi”.
Oltre ad accelerare sulla messa in comune delle informazioni, l’idea, almeno sulla carta, è quella di cambiare passo anche sull’approvazione dell’introduzione di controlli sistematici alle frontiere esterne per tutti i cittadini, anche quelli comunitari. L’idea era stata avanzata proprio dai ministri dopo gli attacchi di Parigi e la proposta della Commissione è arrivata lo scorso dicembre. Ma la discussione per l’approvazione in Consiglio ancora non c’è stata. Deve avvenire, si è stabilito oggi, entro la presidenza olandese, cioè prima della fine di giugno.
I ministri chiedono un’accelerazione anche sull’approvazione del Pnr, il registro dei dati dei passeggeri aerei, bloccato da mesi e mesi dalle resistenze del Parlamento europeo, che teme per i rischi sulla protezione dei dati personali. “Non possiamo perdere tempo con dossier fondamentali”, bacchetta Avramopoulos, insistendo “il Parlamento europeo deve adottarlo e deve farlo adesso”. I ministri hanno concordato come obiettivo l’approvazione entro aprile 2016, ma ancora una volta potrebbe essere complicato: “Sto facendo del mio meglio” ma ci sono “costanti obiezioni sollevate dalla sinistra e dai liberali”, lamenta il conservatore relatore per la proposta al Parlamento europeo, Timothy Kirkhope. Anche questa volta il via libera del Parlamento potrebbe essere tutt’altro che scontato. (Agenzia Redattore Sociale)