Thiago Motta, Fonseca, Conte: le novità tattiche delle big di Serie A

Tra le big c’è stato un grande giro di panchine che in qualche modo rivoluziona il campionato portando nuovi volti e nuove idee.

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È tornata la Serie A e con grandi novità. Tra le big c’è stato un grande giro di panchine che in qualche modo rivoluziona il campionato portando nuovi volti e nuove idee. Se infatti per l’Inter tutto è rimasto invariato con Simone Inzaghi in panchina, nelle altre pretendenti al titolo qualcosa, più di qualcosa, si è mosso. Innanzitutto alla Juve dove si è chiuso il ciclo di Max Allegri e si è scelto di puntare su Thiago Motta, poi passando al Milan dove l’addio di Stefano Pioli non è stato indolore e al suo posto è arrivato Paulo Fonseca, anche in questo caso rivoluzionando il lavoro fatto negli ultimi quattro anni. E infine il Napoli, che dopo un’annata disastrosa tra cambi di allenatore e un campionato che non è mai decollato, c’è stato vero stravolgimento in panchina con l’arrivo del tanto desiderato Antonio Conte. E allora se da un lato le quote sulla vincente Serie A guardano ancora all’Inter come netta favorita, vediamo che possibilità di insidiare i nerazzurri hanno le altre big che stanno attraversando un cambiamento ma puntano tutte al massimo risultato conseguibile.

Thiago Motta

Con il Bologna Thiago Motta aveva trovato un assetto tattico praticamente perfetto, in grado di mettere in difficoltà qualsiasi avversario. Certo, questo grazie anche alla qualità di giocatori come Joshua Zirkzee, Riccardo Orsolini e Lewis Ferguson. E con la Juve? Replicare quell’impresa non è certo facile, anche perché una delle grandi differenze tra una squadra di provincia e una big è anche il fatto di dover avere a che fare con campioni con una personalità diversa. E infatti in qualche modo Thiago Motta ha dovuto adattarsi. Se infatti con il Bologna, partendo dal 4-2-3-1 chiedeva tanto movimento e sacrificio alla punta (in quel caso Zirkzee) lo stesso non può fare con Dusan Vlahovic, giocatore dalle caratteristiche completamente differenti. A lui sono dati i compiti da ariete d’area, punto di riferimento in attacco e terminale offensivo. Ma quello di Vlahovic è solo l’esempio più lampante di come i dettami tattici di Thiago Motta siano chiari ma anche moderni e in qualche modo rivoluzionari per una squadra come la Juventus. Thiago Motta chiede un pressing organizzato, un possesso palla con interscambio tra i suoi e velocità nella creazione dell’azione offensiva, l’apertura di spazi in attacco con tanto movimento, riaggressione immediata in caso di perdita del possesso e un gioco corale a tutto campo. E lo fa senza guardare in faccia a nessuno, così come è successo contro il Como quando a sorpresa in campo ha schierato Kenan Yildiz dietro Vlahovic per dare la maglia da titolare all’esordiente Samuel Mbangula, andato anche a segno alla prima in campionato.

Paulo Fonseca

In linea teorica Paulo Fonseca è arrivato al Milan per dare ai rossoneri un assetto “più europeo”. In pratica le cose appaiono differenti. Sì perché se nelle idee il Milan di Fonseca dovrebbe operare un forte pressing e la difesa lontano dalla propria area, nella pratica le cose sono diverse, colpa anche della forma non smagliante degli uomini simbolo. In sostanza il gioco di Fonseca parte sulla base di un 4-2-3-1 con il gioco che inizia direttamente dai piedi del portiere che si schiera molto alto, alzando di conseguenza la linea difensiva, e così impostando l’azione e ripartendo in velocità, compatti nella parte centrale del campo e liberi sulle fasce. Nella pratica le cose appaiono diverse, perché si sta dimostrando una certa fragilità nella fase difensiva. Questo sia per una questione di assetto tattico che in pratica lascia tre difensori centrali e un solo mediano a presidiare la difesa, con il resto della squadra proiettato in attacco, sia perché gente come Theo Hernandez, Rafa Leao e in generale il centrocampo non sta rendendo come ci si aspettava. Quello che i rossoneri sperano di vedere è quella cura della fase difensiva che era nelle idee di Fonseca con un pressing molto alto e un rientro veloce dei giocatori così da coprire il campo e ripartire con una costruzione dal basso ben congeniata.

Antonio Conte

E arriviamo al Napoli di Conte e alla sua rivoluzione dopo il disastro azzurro dell’anno scorso. In campo non c’è più Victor Osimhen ma Romelu Lukaku, è questa la grande novità. Dal punto di vista tattico Conte adotterà la difesa a tre schierando i suoi con un 3-4-2-1 per sfruttare naturalmente i talenti di Kvaratskhelia e uno tra Politano, Neres o Ngonge. Con loro davanti e con questo modulo vengono anche sfruttati molto gli inserimenti in area di Spinazzola e Mazzocchi, abili nelle sovrapposizioni interne, e quindi in un cambio di mentalità totale da parte di tutta la squadra. Come quegli esterni che l’anno scorso né Rudi Garcia, né Walter Mazzarri, né Francesco Calzona sono riusciti a capire come usare, e che invece Conte sta sfruttando al massimo anche per le conclusioni in porta, aggiunti ai “trequartisti”, che in realtà sono giocatori di raccordo tra centrocampo e attacco che svolgono anche compiti di rifinitura. Insomma, Conte cerca una sorta di suo calcio totale, con i giocatori che partecipano a tutte le fasi di gioco ma soprattutto dando compiti precisi ad ognuno di loro, offrendo scelta di giocata senza inchiodarli in schemi fissi.