Tumore al seno e metastasi: “adesso guarda e ascolta”

Ammalarsi di tumore al seno metastatico non significa morire, nonostante i pregiudizi non solo di amici e colleghi ma anche di mariti e famigliari. Si tratta tuttora di una malattia non guaribile, certo, ma le cure migliorano anno dopo anno e danno sempre piu’ speranza alle donne che si ammalano, tra le quali quelle giovani, in Italia e in Emilia-Romagna, risultano in leggero aumento. Proprio grazie alle terapie innovative, peraltro sempre meno invasive e lontane dall’immagine di una chemioterapia che fa perdere i capelli, non solo “la bestia” viene tenuta a bada ma, un giorno, potra’ anche essere sconfitta. Del resto, chi avrebbe detto fino a pochi anni fa che la gran parte delle donne colpite dal tumore al seno in fase precoce un giorno sarebbe stata guarita?

Fa il pieno di emozioni a Bologna l’avvio della campagna nazionale “Voltati. Guarda. Ascolta. Le donne con tumore al seno metastatico”, promossa da Pfizer in collaborazione con Fondazione Aiom, l’Associazione italiana di oncologia medica, e il movimento Europa Donna Italia. L’obiettivo e’ rompere il silenzio che ancor circonda la malattia e dare piu’ voce alle pazienti. Le loro storie vengono ora diffuse tramite la campagna itinerante di cui la citta’ delle Due torri ospita la terza tappa, patrocinata dalla Regione e dal Comune. L’installazione di scena in piazza Minghetti questa mattina per il taglio del nastro vale piu’ di molte parole. Si stagliano 30 figure, sagome immobili, sopra una piattaforma circolare: appaiono sotto forma di folla immaginaria che da’ le spalle allo spettatore, da qualunque punto di vista, obbligandolo a fermare lo sguardo. È stata ribattezzata “La Folla Immobile”: fino al 29 ottobre restera’ nel cuore di Bologna e, magari, entrera’ in quello dei passanti in carne e ossa, che a quel punto non potranno piu’ “voltare le spalle”.

Che alla campagna di sensibilizzazione non si possano “voltare le spalle” ne e’ convinta anche l’attrice Daniela Morozzi, mentre -a due passi dall’installazione- legge alcuni toccanti passaggi dei racconti di tre ammalate scelti da una giuria ad hoc come specchio delle tante storie arrivate ai promotori della campagna. Durante la conferenza stampa in cappella Farnese, invece, sono stati sfornati i numeri a tema in Italia, in Emilia-Romagna e a Bologna. Se a livello nazionale si contano 30.000 donne (la stima e’ per difetto) che convivono con il tumore al seno metastatico e ogni anno si registrano 50.000 nuove diagnosi di tumore della mammella, la maggior parte in fase precoce, l’Emilia-Romagna vale piu’ o meno un decimo, con 5.000 nuovi casi all’anno e 3.000 donne affette da tumore metastatico. Sempre piu’ cruciale, per la buona efficacia delle cure, e’ accogliere oggigiorno le pazienti nell’ambito dei team specializzati multidisciplinari, le cosiddette Breast unit. Nate anche grazie all’impegno di Europa Donna in chiave Ue, dentro le Breast ci si occupa anche di chirurgia plastica e aiuti psicologici: vi operano l’oncologo, il chirurgo, il radioterapista ma appunto anche lo psicologo e il chirurgo plastico. “Il tumore al seno metastatico- spiega Claudio Zamagni, direttore dell’oncologia medica ‘Addarii’ al Policlinico S.Orsola-Malpighi- e’ una malattia per la quale, con rare eccezioni, la guarigione non e’ un obiettivo perseguibile, ma e’ importante sostenere le pazienti e far conoscere le nuove prospettive terapeutiche, che oggi ci permettono di prolungare la sopravvivenza e ad arrivare alla cronicizzazione”.

Precisa poi Zamagni: “Certamente sono stati fatti passi in avanti sulla diagnosi. Basta pensare all’introduzione fin dal 1997 in Emilia-Romagna dei programmi di screening mammografico negli ultimi anni estesi alla fascia 45-74 anni, mentre prima ci si limitava a quella 50-69 che tuttora e’ di riferimento in molte regioni italiane…”. Scandisce da parte sua Alba Brandes, direttore di oncologia dell’ospedale Bellaria-Maggiore di Bologna: “Si parla sempre della diagnosi, ma il vero panico arriva quando ti dicono che la ‘bestia’ e’ tornata. Li’ la donna si sente sola e spesso abbandonata: manca il supporto dei famigliari, del marito, dei colleghi”. Tuttavia, continua Brandes, “le donne devono sapere che oggi in Emilia-Romagna, e non solo a Bologna che da sola copre comunque oltre il 50-60% dei casi seguiti, esistono le breast unit. Sono i team multidisciplinari in cui la donna davvero viene messa al centro: tra gli altri professionisti non mancano lo psicologo e il chirurgo plastico, perche’ anche l’immagine e la qualita’ della vita contano”. Diffonde speranza anche Alberto Stanzione, direttore di oncologia del colosso Pfizer in Italia: “Se oggi, grazie a terapie sempre piu’ efficaci, siamo in grado di restituire non solo mesi ma anni di vita a donne che fino a poco tempo fa erano considerate incurabili, il nostro obiettivo deve essere ora quello di assicurare loro la possibilita’ di vivere un’esistenza- evidenzia Stanzione- il piu’ possibile piena e degna di essere vissuta”.  (DIRE)

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