Un seme di speranza per Tiberio Bentivoglio

Tiberio Bentivoglio

Tiberio Bentivoglio

REGGIO CALABRIA – Ha sempre detto no. No al pizzo, no alla ndrangheta, no al compromesso, no all’omertà. Quel continuo negare consenso ai mafiosi della sua città, quel suo continuo ribellarsi alle regole illogiche imposte dalle cosche, quel continuo desiderio di sentirsi libero e di vivere una vita onesta, Tiberio Bentivoglio li ha pagati cari. Intimidazioni, furti, incendi. E sei colpi di pistola sparatigli addosso. Uno lo colpisce a una gamba. E’ il prezzo da pagare per non aver mai voluto abbassare la testa di fronte alla prepotenza della criminalità organizzata.

I suoi soldi, alla ndrangheta, Tiberio non li ha mai voluti dare. Perché avrebbe dovuto? Perché condividere il frutto del suo duro lavoro con i mafiosi? Domande semplici, naturali, legittime. Ma che in una città come Reggio Calabria, possono sembrare quasi irriverenti. In certi posti dove lo Stato fatica ad arrivare, il pizzo è prassi. Un’abitudine consolidata per garantire a se stessi e alla propria famiglia il quieto vivere.

Tiberio a Reggio Calabria gestisce una sanitaria, la Sanitaria Sant’Elia. E la sua non è solo la storia di un uomo che da più di vent’anni denuncia e lotta contro la ndrangheta. La sua è anche e soprattutto la storia di un uomo che ha dovuto lottare anche contro lo Stato, quello che invita i cittadini onesti a collaborare con la giustizia e poi non riesce a garantire loro sicurezza e una vita normale. Dopo anni di processi, testimonianze e debiti da saldare, Tiberio è ancora qui. Nella sua città. A testa alta. Nonostante rischi di perdere casa e lavoro.

Gli affari della Sanitaria Sant’Elia non vanno bene, sono pochi ad entrare ancora nel suo negozio, ad acquistare i suoi prodotti. Il rischio di chiudere e perdere tutto è alto. L’unica opportunità per poter proseguire è cambiare sede. Lasciare la periferia reggina e trasferirsi in centro. In un locale confiscato alla ndrangheta. Tiberio lo ha preso in affitto ma i soldi per sostenere i costi di ristrutturazione non li ha. Così, il coordinamento reggino di Libera ha fondato il comitato “Un seme per Enza e Tiberio Bentivoglio” e ha dato vita a una raccolta fondi. Da qualche giorno è possibile fare una donazione su un conto corrente o partecipare agli eventi di solidarietà organizzati dal comitato. Certo è paradossale che un cittadino italiano onesto, vittima della criminalità organizzata, che ha avuto il coraggio di opporsi alla ndrangheta, debba ricorrere a una colletta per poter andare avanti.

Siamo certi che Tiberio ce la farà. La generosità delle persone oneste che abitano questa regione e l’Italia intera non è in discussione e saprà regalare anche questa volta una testimonianza di speranza. Resta l’amarezza e l’indignazione. Di sapere che un uomo come Tiberio e tanti altri come lui, vengano lasciati soli da uno Stato, che a queste latitudini, appare sempre più come un’entità astratta.

 

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Francesca Caiazzo

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