(VIDEO) Dear Donald: la lettera di un 18enne rifugiato siriano a Trump
La lettera che un 18enne rifugiato siriano ha scritto al Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump, alla vigilia del suo insediamento alla Casa Bianca. La sua testimonianza nel video trasmesso da Al Jazeera English. Di seguito il testo della lettera tradotto in Italiano.
Caro Donald,
il mio nome è Abdulaziz. Ho 18 anni. Sono una delle 4 milioni di persone che hanno lasciato la Siria. Abbiamo lasciato dietro a noi i nostri cuori e le persone che abbiamo perso.
Ti mando questo messaggio per congratularmi con te per la tua elezione. Ma anche per ricordarti quanto le tue parole pesino nelle decisioni sul nostro futuro.
Abbiamo cominciato la rivoluzione tenendo in mano delle rose sperando nel sostegno della comunità internazionale. Gli anni sono passati. Le rose si sono trasformate in armi, ma la speranza nel sostegno continua. Tuttavia né le rose né la speranza ci hanno aiutato.
Le tue parole sono importanti per noi. Potresti essere in grado di cambiare il nostro futuro.
Ho lasciato la Siria quattro anni fa assieme alla mia famiglia. Dopo lo scoppio della rivoluzione nessuno voleva partire, ma cosa possiamo fare contro i carri armati? Cosa possiamo fare contro la morte che cade dal cielo? Come molti altri siamo andati in Turchia e di là in Grecia. Abbiamo viaggiato guardando alle nostre strade, guardando alle nostre case che sono state distrutte. Siamo deboli. Volevamo il supporto della comunità internazionale e sapevamo che sarebbe arrivato. La fede è ciò che ci ha spinto e la fede è ciò che ci fa andare avanti.
Ora sono un rifugiato. L’aspetto più duro della vita in un campo profughi è l’isolamento. Le persone costruiscono muri attorno a noi e gli stati costruiscono muri attorno a quei muri.
CARO FUTURO PRESIDENTE,
i confini uccidono i sogni. Ho visto sogni morire prima che morisse il corpo. Ciò lascia la persona senz’anima.
Per quelli di noi che ancora hanno fede, per favore, non costruite muri.
Forse oggi è il mio ultimo giorno come rifugiato e domani sarò al sicuro da qualche parte in questo mondo. Forse tornerò alla mia amata Siria e comincerò a ricostruirla. Forse posso ancora sognare per un altro giorno.
CARO FUTURO PRESIDENTE,
speriamo che qualcuno possa ascoltare le nostre parole.
Speriamo che tu lo farai.